venerdì 29 febbraio 2008

Palladino ha rinnovato sino al 2011

“Il talento sprecato. Non c’è nulla di peggio del talento sprecato”. La prima volta che vidi il film di Robert Niro “Bronx” (in assoluto il mio preferito) rimasi colpito da questa frase. L’attore – nell’occasione anche regista – interpretava la figura del padre di un ragazzo cresciuto nel Bronx. Calogero, questo era il nome del giovane, stava crescendo con due scuole di vita: quella familiare (che gli veniva tramandata dal padre) e quella della strada (che gli derivava dalla vicinanza con Sonny, il boss del quartiere, interpretato da un magistrale Chazz Palmentieri. Per evitare che il figlio finisse con il perdersi per strada, il padre cercava di calcare la mano su questo concetto: “Non c’è nulla di peggio del talento sprecato. Non serve a nulla se lo hai ma non lo utilizzi”. Cercai di far miei questi concetti, e mi convinsi che anch’io, nel mio piccolo, non dovessi dimenticare questi concetti basilari e fondamentali. Che poi sono quelli che – in altre parole – anche mio padre mi ha sempre insegnato. Quando vedo Palladino penso a questo: un talento che rischia di essere sprecato. Nel corso di un’intervista durante l’ultima convocazione in nazionale ha detto cose che – personalmente – mi hanno lasciato una brutta sensazione: quella di un ragazzo che non ha voglia di sacrificarsi. Il senso era più o meno questo: non mi trovo bene sulla fascia, mi sfianco a rincorrere gli avversari quando loro sono in possesso di palla, io sono un attaccante. Bene. Allora rinfresco la memoria al signor Palladino e chiarisco subito un concetto: lui, attualmente, non è il vice-Nedved come ruolo, come caratteristiche tecnico-tattiche. Lui viene visto da Ranieri come vice-Nedved solo perché, quando il ceco non gioca, pur di dargli spazio il mister lo fa giocare sulla fascia sinistra (a volte anche in quella destra) per dare a lui la possibilità di maturare partita dopo partita, per acquisire sicurezza, per farsi un’esperienza che anche in futuro gli tornerà utile, per permettere alla Juve di avere fantasia e freschezza atletica sulle fasce anche in assenza di Nedved, cercando di tenere sempre in allarme le difese avversarie. Palladino viene visto (o almeno, veniva visto) come il vice-Del Piero. La società, la squadra, i tifosi hanno bisogno di un dopo-Del Piero, di un giocatore che in campo e fuori sarà in grado di colmare quel vuoto pazzesco che si creerà quando Alex terminerà la sua carriera agonistica. Lo scorso anno tutti credevano fortemente in lui: ora, dopo qualche capriccio e diverse partite anonime, queste certezze iniziano – forse – a scricchiolare un po’. Del Piero, nel ruolo in cui Palladino viene occupato attualmente, ha giocato per ben due anni: nel 1994-1995 e nel 1995-1996. Risultato: 1 scudetto, 1 Coppa Italia, 1 Champions League, 1 Supercoppa Italiana, 1 finale di coppa U.E.F.A persa col Parma. Mai una polemica, mai una discussione. Tanto, tantissimo SACRIFICIO a rincorrere gli avversari: si alternava con Ravaneli e Vialli nel ruolo di terzino sinistro, più che di centrocampista laterale. Poi, e soltanto successivamente, iniziò a giocare da seconda punta. Accadde il terzo anno di Lippi, quando, allorché alla Juve arrivò un certo Zidane, il bel Marcello si rese conto che una squadra col francese, Alex e due punte era troppo sbilanciata. Si passò quindi ad uno schema con Zizou dietro le due punte: Del Piero e Boksic. E prese forma una delle Juventus più forti che io mi ricordi. Ma Del Piero, a giocare in attacco, arrivò solo dopo tanto SACRIFICIO. Oltre ad avere una tecnica molto superiore a quella di Palladino, Alex ha una concezione del lavoro diversa da quella del giovane napoletano. Noi tifosi e spettatori siamo abituati ad ammirare le imprese di grandi sportivi dimenticando, spesso e volentieri, che queste altro non rappresentano che la “punta di un iceberg” di una serie interminabile di SACRIFICI compiuti da questi atleti giorno dopo giorno, in momenti non immortalati dalle telecamere, dei quali noi non abbiamo alcuna notizia certa: abbiamo soltanto visione dei risultati finali. Schumacher è stato uno dei più grandi piloti di Formula 1 mai visti, forse il più forte: dietro i suoi successi ci sono anni di duro lavoro e di SACRIFICIO dei quali, televisivamente parlando, non c’è alcuna traccia. Lui ha unito la tecnica, la classe divina che il buon Dio gli ha donato a tanto, tantissimo lavoro compiuto per migliorarsi. E come lui hanno fatto Valentino Rossi nel motociclismo, Jury Chechi nella ginnastica, Carl Lewis nell’atletica e così via. Nel calcio il concetto è lo stesso. Nella storia di questo meraviglioso sport è esistita soltanto un’eccezione: Diego Armando Maradona. Lui era talmente dotato di tecnica da essere al di fuori di tutto: atleti come lui ne nascono uno ogni 150 anni. Grazie Dio per avermelo fatto godere tutto in diretta. L’unica volta che – in tanti anni di professionismo - si era allenato con serietà è stato in occasione dei mondiali giocati in Messico nel 1986, e vinti dall’Argentina. Anzi, da Maradona. Quella è stata l’unica competizione dove un giocatore da solo ha praticamene portato a casa la competizione più importante: per chi se lo fosse scordato allego a questo post un video come promemoria. Unico.
Palladino deve capire che senza spirito di sacrificio non andrà da nessuna parte: se alla tecnica non aggiungerà questo, allora continuerà a giocare partite anonime con qualche isolato spunto di classe. I campioni veri tengono sempre in allerta gli avversari per tutti i 90 minuti, sono sempre pronti a piazzare il colpo decisivo. Sono sempre decisivi. Alla Juventus il prossimo anno tornerà Giovinco: a mio modesto parere lui sarà il futuro fuoriclasse e la futura bandiera della società. A Palladino, se non cambierà rotta, non rimarrà che accasarsi altrove. Personalmente mi auguro un futuro nel quale – senza alterare gli equilibri della squadra – entrambi trovino il modo di giocare e coesistere. Se devo essere sincero, però, penso che la prossima estate Palladino verrà ceduto per arrivare ad un fuoriclasse. La mia speranza, nel frattempo, è che si impegni al massimo per il suo bene e per quello della Juventus.



giovedì 28 febbraio 2008

L'amarezza di Zambrotta: "Deluso dalla Juve"

BARCELLONA, 28 febbraio 2008 - "Noi calciatori siamo sempre dipinti come quelli che pensano solo ai soldi, è pieno di falsi moralisti pronti ad attaccarci. Poi, li metti alla prova e sono i primi ad accettare le offerte più compromettenti". Lo ha detto Gianluca Zambrotta, ex calciatore della Juventus, ora in forza al Barcellona, in un'intervista rilasciata a GQ, in edicola dal 1 marzo. "Certo, rispetto a qualche anno fa, gira meglio per i calciatori, ma è l'economia in generale a essersi evoluta - spiega - voglio vedere quale professionista rifiuti un posto importante a cifre raddoppiate. La gente pensa a noi come a quelli che danno due calci a un pallone e prendono i soldi, ma io so come mi sono guadagnato tutto quello che ho. Fino alla maturità da perito tessile, mi alzavo alle 6.30 e, tra scuola e allenamenti, non tornavo a casa mai prima delle sette di sera e dovevo ancora fare i compiti. Quante volte mia madre mi ha trovato a dormire sui libri. Selezione feroce, su 200 di quella leva siamo arrivati in tre: io, Coco e De Ascentis".
DELUSIONE BIANCONERA - È quasi doverosa la domanda sul dopo-Calciopoli: "Mi hanno dato del traditore, ma quello davvero tradito sono io, anzi tutti noi che abbiamo sempre dato il massimo, in allenamento e in partita, e adesso ci troviamo con due scudetti in meno per colpe non nostre. Sì, sono tradito e deluso. Anche dalla nuova società, che non mi ha mai chiamato, non mi ha mai fatto capire di voler puntare su di me. E poi, che lo dicano: con i soldi che ha preso dalle nostre cessioni, la Juve ha risanato molti debiti. Abbiamo dato una grande mano alla società".
Quando Zambrotta si trasferì dal Bari alla Juventus non possedevo un pc, le notizie le leggevo tramite il televideo. Ricordo le giornate passate a sfogliare le pagine in attesa della notizia del suo acquisto da parte della Juve. Lo avevo visto giocare e – sportivamente parlando – mi ero innamorato alla sola idea di vederlo correre con la maglia bianconera. All’epoca giocava in tutti i ruoli: laterale destro di centrocampo e seconda punta erano quelli più gettonati. Polifunzionalità e qualità, tanta qualità. La prima volta che lo vidi dal vivo fu a San Siro, trofeo Luigi Berlusconi. Fui contento di notare che non mi ero sbagliato: si trattava di un fuoriclasse assoluto. Il suo primo impiego fu quello di esterno destro in una difesa a tre. In pratica doveva coprire tutta la fascia. Con una facilità di corsa straordinaria e una tecnica eccezionale riusciva a farlo benissimo. Ma – quantomeno i primi tempi – non aveva dimostrato subito tutto il suo valore: la giovane età, il grande salto da Bari a Torino, il fatto di giocare in una squadra piena di fuoriclasse e dagli obiettivi importanti… Un po’ tutto aveva contribuito a condizionarlo. Poi arrivò Lippi come allenatore. Vidi Zambrotta giocare nel novembre del 2001 (l’anno era quello del 5 maggio, per intenderci) al Delle Alpi contro il Parma: fini 3-1 per noi, fu il peggiore della Juve. Giocava sempre a destra, ma come esterno di centrocampo. Dietro a lui giocava Thuram. Non aveva, quindi, più obblighi difensivi. All’inizio di quella stagione si pensava tutto questo contribuisse a fargli compiere il salto decisivo, invece – stranamente – sembrava non riuscire a trovarsi più a proprio agio. Fu fischiato sonoramente, questo lo ricordo e sono pronto a giurarlo. Poi, nel prosieguo dei mesi (e degli anni), Lippi ebbe un’intuizione meravigliosa: “proviamolo terzino sinistro… “. E fu così che Zambrotta iniziò a giocare in maniera meravigliosa, sino a diventare il più forte terzino del mondo.
Vinse scudetti e coppe a ripetizione. Sino a Calciopoli.
Fu il PRIMO ad andare in sede a chiedere di essere ceduto. La società, secondo le dichiarazioni dell’epoca dei massimi esponenti, non riuscì a far nulla: non era possibile neanche farlo ragionare. E – come è normale che sia – a distanza di due anni - scottata dal comportamento del giocatore - non andò certo a chiamarlo per tornare a Torino.
Quando lessi i motivi per i quali Buffon accettò di prolungare la scorsa primavera il contratto con la Juve piansi. Lo dico senza vergogna: mi scesero due lacrime di gioia. Per chi ama veramente una squadra, che viene tartassata come accadde a noi due anni fa da tutto e da tutti, un gesto simile da parte di un professionista simile mi aveva fatto commuovere. Così come ero stato orgoglioso del comportamento di Del Piero e Nedved. Loro avevano fatto leva su un sentimento: la RICONOSCENZA.
Nel mondo dorato e ricco del calcio non esistono gli onesti, quelli puliti al 100%. I calciatori – quelli che vivono “da dentro” questa realtà – lo sanno benissimo. Se Zambrotta vuole andare al Milan, vada. Ma si ricordi che andrà a giocare in una società implicata in Calciopoli, che per anni ha lavorato allegramente a braccetto con la Juve della Triade, sino ad abbandonarla nel momento dei guai.
Ha partecipato – e vinto – una Champions League alla quale non avrebbe dovuto neanche partecipare. La prima sentenza di Calciopoli – per loro - fu la squalifica dalle coppe e 15 punti di penalizzazione nel successivo campionato di serie A. Dopo la sentenza d’appello, al Milan furono dati solamente 8 punti di penalizzazione e la possibilità di partecipare alla Coppa Uefa. Poi, come andò a finire, lo sappiamo tutti. Quando indosserà quella maglia se lo dovrà ricordare.
L’ultima cosa: a lui non gliene fregherà niente, ma se qui ci sono dei traditi, quelli sono i tifosi juventini. Da lui.
Gli scudetti, quelli che abbiamo perso, non è detto che non ci verranno restituiti o – quantomeno - che la verità "totale", prima o poi, venga a galla. Però io – da tifoso innocente, in tutti i sensi – da lui mi sento tradito.

martedì 26 febbraio 2008

Juventus-Torino 0-0


Così non va. La partita è stata combattuta, a tratti anche bella. Per chi ama vedere le squadre correre e lottare con grinta in tutto l'arco dell'incontro si può tranquillamente sostenere si sia trattato di un ottimo derby. Ma dovevamo vincere. Ora bisogna sperare che la Roma non prenda altri punti di vantaggio, mentre il Milan e la Fiorentina pian pianino si stanno avvicinando.

IL DERBY - Pur con tutta la fatica che si può fare in questi momenti, mi sento di dire che il Torino non ha rubato nulla: qualcosa da recriminare c'è (come sempre, d'altronde) sia da una parte che dall'altra, ma il risultato mi sembra sostanzialmente giusto. Per abitudine cerco sempre di guardare in casa mia per vedere gli errori che ho fatto prima di additare colpe a qualcun altro, mi sono scagliato - come tutti i tifosi juventini - sulla classe arbitrale negli ultimi post anche perchè non se ne poteva fare proprio a meno, ma stavolta - con una buona direzione di gara - se sostengo che il risultato è sostanzialmente giusto non penso di essere preso per un pazzo. Se rivedo la stupenda punizione di Rosina mi vengono ancora i brividi. Buon per noi che Novellino i due elementi più pericolosi (lo stesso fantasista e Di Michele) li abbia tenuti in panca all'inizio dell'incontro. Nella Juventus iniziale non ho condiviso l'inserimento di Palladino sulla fascia destra: piuttosto (idea personale) avrei iniziato con Nocerino per poi, a partita in corso e con gli avversari stanchi (e magari anche ammoniti) approfittare della freschezza atletica e della classe del giovane attaccante. Che, proprio in quanto attaccante, ha dimostrato una volta di più di patire la posizione di esterno destro a centrocampo: non gli piace, non si sente di giocare in quel ruolo, non è abituato (e forse non vuole farlo) a inseguire gli esterni difensivi avversari per coprire sulla fascia in fase difensiva. Risultato: copre poco e incide altrettanto, favorendo lo sbilanciamento sulla sinistra della squadra. Se Molinaro avesse i suoi piedi vinceremo 8-0 ogni partita. Questo arriva sul fondo come un treno e poi... Niente... Tornando a Palladino finalmente l'ho visto incisivo in due occasioni: sull'azione del goal annullato per fuorigioco e in un dribbling a rientrare. Azione nella quale è riuscito ad ottenere un calcio di punizione importante. Ma è poco. Troppo poco.

CORNER - Qualcuno mi sa dire perchè nessuno, dico NESSUNO, nella Juventus sappia battere un calcio d'angolo o una punizione indiretta verso l'area di rigore avversaria? Avete mai fatto caso a questo? E' un mistero che mi porto dietro da anni, a volte questa cosa non si percepisce, in altre è evidente e irrita da impazzire. Ho perso il conto delle azioni nelle quali (con palla da fermo) avremmo potuto essere pericolosi. Invece, SEMPRE, la palla veniva calciata alta o bassa. MAI nella giusta maniera: tesa a favorire la deviazione di un attaccante o di un difensore salito a cercar fortuna in area avversaria. Negli ultimi 15 anni di Juventus ricordo solo Jugovic come giocatore in grado di creare situazioni pericolose avendo a disposizioni calci da fermo indiretti.

SISSOKO - Stavolta mi ha deluso. Adesso si capisce perchè Ranieri ne voleva l'inserimento graduale: crearsi una posizione propria in un centrocampo come quello dell'attuale Juve non è facile. Io confido moltissimo in questo giocatore, anche se stasera, mi ripeto, sia nella fase di interidizione che in quella di impostazione (non sarebbe propriamente la sua, ma è bravo anche con i piedi) mi ha deluso.

CHIELLINI - Abbiamo un difensore centrale di livello mondiale. Essendo giovane deve ancora maturare sotto molti aspetti, ma è diventato veramente eccezionale. Sapevo che avremmo dovuto rinunciare ad uno tra lui e Legrottaglie per la partita di domenica prossima con la Fiorentina: entrambi erano diffidati. Meglio sia capitato ad uno di loro pittosto che ad entrambi. Curiosità: in occasione della testata fortuita con Stellone che ha causato una fuoriuscita di sangue ad entrambi, mentre all'attaccante granata hanno apportato le prime cure del caso (per 5 minuti buoni), Chiellini ha continuato a giocare con il sangue che gli scendeva dalla fronte come niente fosse... Highlander.

CAMORANESI - Ottimo nella posizione di centrale a centrocampo: quando c'è la classe puoi giocare ovunque.

NEDVED - Lo adoro. Per me è unico. Lui, Buffon, Del Piero, ... Giocatori per i quali speri che la carta di identità sia solo un foglio di carta che non indichi veramente che anche per loro gli anni passano. Li ami - sportivamente parlando - talmente che speri siano immortali, che giochino per l'eternità. Ma sono esseri umani in tutto e per tutto, come è naturale che sia. E sbagliano pure loro, ogni tanto. Pavel lo ha fatto: ha commesso un errore grosso come una casa. Perchè con quella sciocchezza su Comotto adesso la Juve dovrà giocare contro la Fiorentina senza di lui, Zanetti e Chiellini: fate un pò i conti... Passare una serata tremenda come quella di sabato scorso con la Reggina, soffrire perchè non riesci a vincere il derby.... Tutto può starci. Ma se fai errori come il suo stasera e quello di Cristiano Zanetti sabato sbagli due volte: nell'immediato e nel futuro. Anche perchè metti in difficoltà i tuoi compagni che devono fare a meno di te per almeno due incontri. Rosso diretto, non si scappa. Ho giocato a calcio anch'io, a livello più che amatoriale: so cosa ti passa nella testa in quei momenti. Ma loro sono iper-professionisti e campioni: non possono fare questi errori in più occasioni. Spiace dirlo, ma è così.

Ora aspettiamo gli incontri di domani. Vediamo cosa succederà.

Forza Juve!


JUVENTUS-TORINO 0-0
JUVENTUS (4-4-2): Buffon; Zebina, Legrottaglie, Chiellini, Molinaro; Palladino (18' st Nocerino), Camoranesi, Sissoko, Nedved; Iaquinta, Del Piero. In panchina: Belardi, Birindelli, Grygera, Stendardo, Salihamidzic, Tiago. Allenatore: Ranieri.
TORINO (4-4-2): Sereni; Comotto, Natali (27' pt Dellafiore), Di Loreto, Pisano; Diana (3' st Rosina), Grella, Barone, Zanetti; Stellone, Recoba (36' st Lanna). In panchina: Gomis, Corini, Di Michele, Ventola. Allenatore: Novellino.
ARBITRO: Rizzoli di Bologna.
NOTE: Serata serena, terreno in ottime condizioni. Spettatori: 25 mila circa. ESPULSI: Nedved (J) al 47' st. AMMONITI: Chiellini (J), Palladino (J), Recoba (T), Nocerino (J), Pisano (T), Dellafiore (T). Angoli: 11-8 per la Juve. Recupero: 2' pt, 5' st.

lunedì 25 febbraio 2008

Ma guarda un pò...

ROMA, 25 febbraio – Lo scorso aprile veniva sospeso dall’Associazione Italiana Arbitri, dopo che il suo nome era spuntato dalle intercettazioni dello scandalo che il calcio si apprestava a vivere. Oggi Gianluca Paparesta chiede di tornare a fare il suo sul campo di gioco, vista l’archiviazione della sua posizione da parte dei magistrati: «Sono sempre stato fiducioso e rispettoso del lavoro della magistratura, ero certo che sarebbe stata appurata la mia estraneità a qualsiasi ipotesi accusatoria. Era chiaro e doveroso - aggiunge - che il clamore della vicenda meritasse un approfondimento della mia posizione, dunque anche se con rammarico ho ritenuto giusta e legittima la sospensione cautelativa comminatami dal presidente dell'Aia. Ora sono fiducioso e rispettoso delle valutazioni che gli organi di giustizia sportiva competenti faranno».
I sorteggi arbitrali non erano truccati, Paparesta viene prosciolto dalle accuse a lui rivolte... Passo dopo passo, poco alla volta, le cose stanno venendo fuori... E deve ancora parlare Moggi. Presumo lo farà alla fine di questa vicenda, quando gli accusatori non avranno la possibilità di ribattere in alcuna maniera. La vendetta è un piatto che va servito freddo...

domenica 24 febbraio 2008

Reggina-Juventus 2-1


Un furto. Uno scandalo. Una vergogna senza fine.
LA SITUAZIONE - Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere. Eppure le avvisaglie si erano viste sin dai primi momenti: 2a giornata di campionato, partita in trasferta a Cagliari. Due rigori concessi alla squadra sarda (uno, a mio parere, non c'era), un terzo assegnato e poi tolto immediatamente data l'evidente inesistenza dello stesso. E poi avanti così, poco alla volta. Con una casistica curiosa: ogni qualvolta la Juve prendeva coscienza della propria forza ritrovata e/o comunque delle possibilità di poter dire la sua anche per traguardi prestigiosi all'interno di questo campionato (scudetto o secondo posto che fosse) puntualmente capitava una partita con torti arbitrali evidenti anche ad un bambino. In molte occasioni visibili a velocità normale, quella d'azione per intenderci. Senza l'uso della moviola.
LA MOVIOLA - Ho sempre criticato (e odiato) l'utilizzo smodato di questo strumento: utile per chiarire dei dubbi, inutile e dannoso quando viene utilizzato per strumentalizzare le situazioni a favore o danno di questa o quella società. Tra quelle danneggiate dal suo utilizzo - guarda caso - non figura mai il Milan, cosa che invece, per anni, è sempre capitato alla Juve. Nel mezzo l'Inter, che cercava di giustificare le scelte sbagliate di mercato o i propri errori adducendo a decisioni esterne al rettangolo di gioco, che finivano poi col compromettere la regolarità dei campionati. Salvo poi voler considerare veritiero quello attuale. Dove è favorita quasi tutte le domeniche dalle decisioni arbitrali e si trova a condurre un campionato nel quale le ex-giacchette nere stanno uccidendo le speranze di rivalsa delle dirette inseguitrici. Il dannno più grosso, poi, la moviola lo ha generato nella creazione di personaggi come Pistocchi. Un insulto vivente al mondo del calcio. Per non parlare dei vari Graziano Cesari e Daniele Tombolini. Se poi come conduttore di una trasmissione hai Sandro Piccinini e commentatrice Elisabetta Canalis... Il gioco è fatto. Questa gente non si rende conto che ogni parola da loro detta all'interno delle trasmissioni a cui partecipano può creare tensioni così notevoli (soprattutto nella mente di chi non è capace di gestire le emozioni calcistiche) da sfociare in episodi di violenza veri e propri. Oppure di indirizzare i tifosi che non approfondiscono mai le situazioni descritte a pensare sempre male, anche quando il male non esiste. Il vero utilizzo che personalmente farei della moviola è quello di dimostrare - a velocità ridotta, per meglio apprezzarne le qualità - come un Del Piero o un Pirlo battono le punizioni, come dribblano Cristiano Ronaldo o Ronaldinho. Per far vedere al rallenty una corsa furiosa di Nedved o uno scatto bruciante di Kakà. Oppure per esaltare le parate di Buffon. Questi sono alcuni dei gesti per i quali noi tifosi, TUTTI, ci siamo innamorati di questo sport. E' questo il motivo principale che ci spinge ad amare persone che non conosceremo quasi mai, che ci fa sentire orgogliosi di averli - a volte - nella propria squadra del cuore. Da piccolo, con gli amici, si mettevano a terra quattro zainetti da scuola, non appena le lezioni erano terminate. Questi erano i pali. Poi un pallone, "bim bum bam" per decidere le squadre e via col divertimento. Ai bimbi di oggi, cosa lasciamo? Pistocchi che parla come un messìa? Moratti che parla di onesti? Questi arbitri? Ora basta.. Torniamo al calcio giocato... Via Collina e questa massa di brocchi incompetenti e iniziamo a mettere arbitri e guardalinee (4, a mio modo di vedere) stranieri, totalmente slegati da questa Lega di mafiosi (altro che Moggi... Adesso la gente capirà da cosa ci stava difendendo?), inseriamo i giudici di linea e piantiamola di parlare di chip nel pallone o di cavolate del genere. Seguiamo le direttrici di esperti del calibro di Platini.
SECONDO POSTO - Parlare della partita con la Reggina non ha alcun senso, inserisco il tabellino dell'incontro a fine post più come prassi che non come promemoria: è tutto da dimenticare. Non sono un critico cinematografico, e quella di ieri sera non è stata una partita, ma una finzione cinematografica. Un film, appunto. Per quello ci sono gli esperti. Io, da umile appassionato, mi limito a dare una mia valutazione alle partite giocate sul campo. Dopo la partita vinta sulla Roma confessai le mie paure per l'incontro con la Reggina. Purtroppo anche questa volta sono stato un buon profeta. Non immaginavo si arrivasse a questo, ma sentivo che non sarebbe stato facile. Ma rimango della mia idea: la Juventus arriverà seconda. Dalla prossima partita (il derby col Torino) avremo una serie di incontri nei quali la Juve otterrà ottimi risultato, spesso giocando anche bene. Questi sono i momento delicati nei quali si vede il carattere di una squadra: perdonatemi la presunzione, ma gente col carattere come "quelli della Juve", in giro ce ne son ben pochi. Quello è nel nostro DNA. Anche tutto quello che è passato non è servito agli altri a toglierci quell'anima guerriera che chi indossa questa maglia acquisisce in automatico. Potranno prenderci anche due scudetti, mandarci in serie B... Ma l'anima... Quella non ce la toglieranno mai. Serviva forse ancora una spinta morale che ci consegnasse quella rabbia in più per evitare ogni volta di prendere uno schiaffo prima di doversi svegliare: bene, ora ci sono riusciti. Basta piangersi addosso: la società DEVE intervenire in maniera pesante, riprendendo in mano il ruolo autorevole che ha sempre avuto; la squadra deve reagire immediatamente (il derby non poteva capitare in un momento migliore...), noi dobbiamo continuare a sostenere la Juve quanto e più di prima. Perchè una cosa è sicura: come avevo scritto nel post dopo l'incontro con la Roma, a me di "dare fastidio" non me ne frega nulla. Io voglio "fare paura". Voglio vincere. E se ora ci sono questi arbitraggi strani è perchè a qualcuno paura gliel'abbiamo già fatta venire. Hanno solo commesso un grosso errore: questi arbitraggi avrebbbero dovuto pilotarli a fine annata, quando i risultati erano ancora indecisi. Si sono mossi troppo presto. Se vuoi fare delle furberie devi essere in grado di farle. Altrimenti fai la figura del pollo. Che questo è un campionato falsato se ne sono accorti tutti: ora hanno il fucile spianato da ogni direzione. TV, giornali, trasmissioni: che sia così falsato non fa piacere a nessuno. Ora ci lasceranno in pace. E i veri valori usciranno fuori. Grazie...


Forza Juve!



REGGINA-JUVENTUS 2-1 (primo tempo 1-0)
MARCATORI: Brienza (R) al 33' p.t.; Del Piero (J) al 27', Amoruso (R) al 48' s.t.
REGGINA (3-4-2-1): Campagnolo; Lanzaro, Valdez, Aronica; Cirillo, Barreto, Cascione (19' s.t. Tognozzi), Modesto (37' s.t. Costa); Vigiani, Brienza (42' s.t. Makinwa); Amoruso. (Novakovic, Hallfredsson, Cozza, Alvarez). All. Ulivieri.
JUVENTUS (4-4-2): Belardi; Grygera (16' s.t. Salihamidzic), Legrottaglie, Chiellini, Molinaro; Camoranesi, Sissoko, C. Zanetti, Nedved; Del Piero, Palladino. (Vanstrattan, Birindelli, Stendardo, Tiago, Castiglia, Pasquato). All. Ranieri.
ARBITRO: Dondarini di Finale Emilia.
NOTE: spettatori 18.000 circa. Espulso Zanetti (J) al 95' per fallo su Amoruso . Ammoniti Grygera, Lanzaro, Amoruso, Brienza, Legrottaglie. Recupero 1' p.t. e 5' s.t.

mercoledì 20 febbraio 2008

lunedì 18 febbraio 2008

Juventus - Roma 1-0

Bene così!!! Finalmente abbiamo iniziato a percorrere la lunga strada che ci porterà a tornare grandi. Ora però non commettiamo l’errore più grosso che si possa fare: sedersi sugli allori. Non basta una vittoria – per quanto prestigiosa e ampiamente meritata – a risolvere una stagione. Qui c’è da lavorare (e tanto), anche perché alla Juventus il secondo posto è sempre stato (e sempre sarà) considerato un fallimento. Solo quest’anno – considerando tutte le attenuanti che conosciamo – potrebbe essere considerato un trionfo.
REGGINA-JUVENTUS - Lo confesso: ho il terrore di questa partita. La considero il crocevia di questa stagione, uno dei momenti più delicati ed importanti: se si dovesse vincere anche sabato allora si potrebbe dire di aver già inserito la freccia e di esserci spostati nella corsia di sorpasso (nei confronti della Roma). In caso contrario, invece, sempre tenendo conto che bisognerebbe vedere anche che cosa combineranno le nostre avversarie dirette, si tratterebbe di un leggero ridimensionamento. Nel post del dopo Udinese-Juventus continuavo a definirmi ottimista sul futuro immediato della squadra, così come lo ero nel fine settimana precedente dopo quella partita penosa giocata in casa con il Cagliari. Avvertivo potesse accadere quello che poi si è realmente verificato: con il rientro dei nostri “totem”, ne avrebbe giovato il rendimento della squadra. E – di conseguenza – sarebbero potuti arrivare i risultati. Così è stato, ora però non dobbiamo mollare. La Reggina in questo momento è il peggiore avversario che ci potesse capitare, per tanti motivi: noi ne veniamo da una vittoria importantissima, loro dall’ennesima sconfitta, con una situazione di classifica deficitaria, con l’unica speranza di salvare il salvabile partendo da un anticipo prestigioso contro la Juventus. In uno stadio sicuramente stracolmo di tifosi e con gli occhi di tutta l’Italia addosso. A Reggio abbiamo già lasciato – negli anni passati – punti importanti, ora non dobbiamo commettere questo errore. La partita interna col Cagliari che citavo prima deve essere un monito da non dimenticare. In quella domenica si era verificata anche una particolarità curiosa: le ultime in classifica avevano ottenuto – in contemporanea – una serie di prestazioni sbalorditive. Il Cagliari ci ha messo sotto per quasi tutta la partita, il Siena ha distrutto la Roma (3-0), l’Empoli è stato punito dall’Inter a causa di un rigore inesistente, per poi sbagliarne uno che avrebbe comunque permesso loro di non perdere l’incontro. A riprova del fatto che nel calcio (più che in altri sport) non importa la posizione classifica della squadra che incontri, ma il suo stato attuale di forma. Con la giusta concentrazione (quella dimostrata contro i capitolini) potremmo concretamente vincere, e iniziare a correre. Perché condivido le dichiarazioni rilasciate più e più volte da vari esponenti della società sul fatto che quest’anno avremmo potuto dare fastidio a molte squadre. Però – perdonatemi – ma fastidio lo danno le zanzare, le mosche. Mettiamoci pure i piccioni. Ma la Juventus non deve solo dare fastidio: deve essere aggressiva, deve sfiancare gli avversari, deve dominarli. Deve far paura.
JUVENTUS-ROMA - Di tutto si può dire di Ranieri, ma non che gli manchi il coraggio. All’andata, all’Olimpico di Roma, la Juve si era presentata col tridente quasi con la forza della disperazione. Ne venivamo da due domeniche strane, avevamo vinto a Cagliari grazie alle invenzioni di Camoranesi, in una partita dove abbiamo visto le streghe per tutti i 90 minuti. Con l’Udinese, poi, Camoranesi si era fatto nuovamente male, e noi avevamo perso in casa con il famoso goal di Di Natale. Tiago e Almiron erano due oggetti non identificati… Cosa fai? Se devo perdere, almeno perdo con onore. E invece ne era venuta fuori una prestazione maiuscola, con moltissime difficoltà (si era pure infortunato Andrade), ma con un pareggio frutto dell’ennesima prova di cuore della squadra. Anzi, più che di cuore, di orgoglio. Un orgoglio infinito. Come già detto e ripetuto nel blog, sabato ho fatto il mio ritorno a Torino a vedere la Juve dal vivo. Non appena l’arbitro ha fischiato l’inizio della contesa, ho notato lo stesso atteggiamento dei giocatori che ammiravo sino a due anni fa: “Da qui non uscite vincitori”. Subito aggressivi, si sono sfiancati tutti in una corsa continua per cercare di coprire tutte le zone del campo, con l’intento di tenere la Roma sotto pressione nella propria metà campo e – in contemporanea – di non sbilanciarsi troppo. Dalla mia postazione (vicino alla curva Sud) vedevo bene Camoranesi, si trovava proprio sotto di me. Bene, si è sfiancato per tutta la durata del primo tempo ad attaccare e – subito dopo – a tornare indietro per dare una mano a Zebina. La Juve non avrebbe potuto durare due tempi con quello schema, troppo offensiva. Ha voluto imprimere il suo marchio con prepotenza sulla partita, per poi – progressivamente – coprirsi sempre più (Nocerino prima, Sissoko poi). Sono contro la clonazione umana, per coscienza, credo religioso e tutto quello che volete. Ma credetemi che per Nedved un’eccezione la farei… Sulla punizione di Del Piero ho poco da aggiungere rispetto a tutto quello che è già stato detto e scritto: l’unica cosa che posso fare è assicurarvi che – al momento in cui stava per partire – noi quattro, allo stadio, eravamo stra-sicuri che segnasse. Troppo concentrato, sereno, convinto… Sensazioni, ma vi assicuro che siamo schizzati in piedi quando ancora la palla non era entrata. Ci è bastato vederla superare la barriera. A me ha ricordato alcuni momenti dell’infanzia: anche quando le tirava Platini mi comportavo alla stessa maniera.
TERZO TEMPO – Avrei il piacere che qualcuno mi spiegasse come deve funzionare (ora che è diventato obbligatorio) questa procedura. Partita finita, l’arbitro e i guardalinee si posizionano a centrocampo, i giocatori della Juve li seguono. E poi? E poi Totti (offeso? Deluso? Non ci hai purgato? O più semplicemente non sai perdere?) se ne va per i fatti suoi verso lo spogliatoio. Seguito da altri 3 o 4 compagni. Dalla mia postazione mi sembrava uno di loro fosse Mancini, ma non ci metterei la mano sul fuoco. Ho apprezzato la sportività degli altri giocatori i quali sono andati – di loro spontanea volontà – a cercare gli juventini, che ormai si erano disuniti vedendo che tutto era andato all’aria. Ma perché? Qual è l’ammenda per non aver seguito questa regola? Perché se di regola si tratta ci dev’essere anche una sorta di “punizione” se qualcuno non la rispetta, giusto? E’ una buffonata, l’ennesima. Senza passare per Nostradamus, ma anche questa l’avevo prevista in un commento ad un post nel blog di Stefano Discreti qualche mese fa, allorquando – dopo aver fatto i miei più sinceri complimenti ai giocatori della Fiorentina per la loro iniziativa – avevo accettato con il beneficio del dubbio l’imposizione di questo nuovo modo di concludere le partite. O si farà bene, dissi, o sarà una delle tante buffonate a cui siamo costretti ad assistere impotenti. Piccola provocazione: ma gli scienziati che decidono queste cose fanno tanta fatica a pensare ad un sistema semplice per imporre le loro idee? Esempio? Io sono l’arbitro, convoco tutti e 22 i giocatori in mezzo al campo a fine partita. Chi manca? Totti? Benissimo: 1 giornata di squalifica. Punto. Non bisogna essere dei geni di una civiltà superiore per pensare queste cose. Basta aver giocato qualche partita a calcio.
SACCANI – Confesso, non ho mai (anche in passato) prestato molta attenzione agli arbitri che capitava dovessero condurre una partita della Juve. Ma per quello di sabato faccio un’eccezione… Al mattino compro il giornale, guardo la sua foto e mi domando: “Saccani… Ma non l’ho già visto?”. Parto in macchina verso l’Olimpico con gli amici: “Ragazzi, ma ‘sto Saccani non era quello di Juve-Sampdoria? Quello che non aveva dato un rigore solare a Trezeguet? Quello che aveva permesso – a rotazione – a quasi tutti i giocatori della Samp di prodursi in svenimenti a ripetizione senza prendere alcun provvedimento?”. E gli altri: “Boh… Speriamo solo non sia lui, altrimenti siamo messi davvero bene…”. E’ stata la prima cosa che abbiamo chiesto allo stadio ai nostri vicini di sedia. Era lui… Qui non si tratta soltanto di sudditanza psicologica: ragazzi, questi sono grammi da far paura. Sono scarsi. Non giriamoci intorno. E basta con le sciocchezze del tipo: “Ma gli arbitri italiani sono i migliori…”. Ma da quanto tempo non è più così? Qualcuno sostiene che in Italia ci sono ancora dei portieri forti: ma questa gente non l’ha capito che le cose cambiano nel corso degli anni? Che puoi avere anche una scuola formidabile di portieri, difensori, arbitri e così via ma che può anche capitare di trovarsi in un ciclo sfortunato dove sei circondato da gente incapace? Per sua natura la classe arbitrale (come sostiene l’ormai ex-direttore di Tuttosport Padovan) è corruttibile, nel senso che – non esistendo una federazione autonoma a tutti gli effetti - l’arbitro è palesemente condizionato nei suoi giudizi (e quindi diventa meno “arbitrale”) proprio dalle valutazioni che i presidenti delle squadre più potenti fanno di lui. “Mi fai un torto? Col cavolo che arbitri un’altra partita della Juve, dell’Inter o del Milan…”. E se non arbitri partite importanti, perdi visibilità. Se perdi visibilità, retrocedi ad arbitrare partite di seconda serie. Se partecipi a pochi incontri, non guadagni. Se non guadagni, te ne puoi anche stare a casa. E’ un sistema marcio anche solo così com’è concepito, da una vita. E le società che ciclicamente sono più potenti (e vincenti) è naturale che ne traggano il loro beneficio. Anche qui non ci vuole uno scienziato a capirlo. Ma ci vuole tanto (ad esempio) a pensare ad una terna arbitrale composta da due guardalinee italiani e un arbitro straniero, fuori da ogni condizionamento? In fondo è lui che decide per ultimo. Certo, deve essere coadiuvato bene dagli assistenti, ma certi svenimenti in mezzo al campo, certi falli fischiati senza che neanche ci siano dei contatti, secondo me con un arbitro inglese o scozzese non capiterebbero più. Un inciso: io sono per i quattro guardalinee. Anche qui qualcuno mi potrebbe spiegare come si può chiedere ad un guardalinee – mettiamo un dentista di 37 o 40 anni - di seguire Suazo in contropiede al 90??? Magari una partita nella quale lo stesso giocatore è entrato per sostituire Cruz da pochi minuti (quindi è ancora fresco fisicamente): come si fa? Ma possibile che non ci arriva nessuno tra loro? Boh…
ALL’OLIMPICO – La mia casa è il Delle Alpi. L’Olimpico ammetto che mi ha fatto una piacevolissima impressione: bello, confortevole. La partita si vede benissimo, ci sono hostess e steward ovunque. Rispetto ai miei tempi (quelli della Triade) c’è una gestione più all’americana: presentatore col microfono inquadrato dai maxi-schermi, intrattenimenti anche durante l’intervallo. Forse prima c’erano meno fronzoli e più sostanza, ma non mi dispiace neanche questo: il pubblico non viene visto come un pollo da spennare ma – anche se siamo ancora lontani dall’essere a livelli di eccellenza – si cerca di rendere il più confortevole possibile la sua permanenza all’interno dello stadio.
CHE BELLO – Che bello tornare a casa in nottata, cantando a squarciagola da solo in macchina la tua gioia per aver vinto uno scontro diretto contro una grande rivale. Che bello scendere in paese il mattino successivo, comprare il giornale e vedere la foto di Alex che corre gioioso, dopo aver segnato, con la lingua fuori. Che bello accendere il pc e vedere i tuoi amici blogger entusiasti della Juve. Vedere che hai conosciuto nuove persone con le quali condividere questi momenti. E siamo solo all’inizio…
Siamo tornati…
Forza Juve!!!

JUVENTUS-ROMA 1-0
MARCATORE: Del Piero al 45' p.t.
JUVENTUS (4-3-1-2): Buffon; Zebina, Legrottaglie, Chiellini, Molinaro; Camoranesi (1' s.t. Nocerino), Zanetti, Nedved (36' s.t. Palladino); Del Piero; Iaquinta, Trezeguet (23' s.t. Sissoko). (Belardi, Grygera, Salihamidzic, Tiago). All. Ranieri.
ROMA (4-2-3-1): Doni; Cassetti, Ferrari, Mexes, Tonetto; De Rossi, Pizarro (28' s.t. Aquilani); Taddei (15' s.t. Giuly), Perrotta (37' s.t. Esposito), Mancini; Totti. (Zotti, Panucci, Cicinho, Brighi). All. Spalletti.
ARBITRO: Saccani.
NOTE: spettatori 25 mila circa. Ammoniti Mexes, Chiellini, Mancini, Nocerino. Recupero: 1' p.t., 4' s.t.


domenica 17 febbraio 2008

Anche questa volta hanno portato fortuna...

Erano 2 anni che non andavo allo stadio a Torino per vedere giocare la Juve: solito rito (4 barrette della Kinder mangiati in autogrill prima della partita) e - fortunatamente - soliti risultati...
Forza Juve!!!!!!!!

sabato 16 febbraio 2008

giovedì 14 febbraio 2008

In bocca al lupo

Un omaggio che mi sento di fare ad un campione che ci ha regalato giocate spettacolari per anni.

I tifosi della Juve sono 8 milioni

Marco Fassone, responsabile del Commerciale della Juve, in esclusiva per Rai Sport: "Rispettiamo l'indagine, pubblicata dal Guerin Sportivo, che parla di un milione e mezzo di tifosi bianconeri in meno, dopo Calciopoli. Noi, però, abbiamo altri dati, ben diversi, a disposizione. Eurisko, a settembre, non ha evidenziato alcun calo. Sky e Rai, con gli ascolti di campionato e Coppa Italia, dicono che la Juve è seguita come prima. Dunque, non è minimamente cambiata la fedeltà dei nostri tifosi del cuore, i più affezionati: restano 7-8 milioni".

(Fonte: Nesti Channel)

A chi dobbiamo credere? Da che mondo è mondo ad ogni statistica si aprono aspre polemiche sulla veridicità dei dati.

Conte: «A Pechino tutti dopati»

ROMA, 14 febbraio - Il patron dei laboratori Balco, Victor Conte, al centro di uno scandalo per doping di cui la sua azienda era al centro, è convinto che la “grande maggioranza” degli atleti che prenderanno parte alle prossime Olimpiadi useranno sostanze proibite. «Continuo a pensare che l’immensa maggioranza userà sostanze dopanti - dice Conte in un’intervista alla Bbc -. Faranno uso di prodotti non rintracciabili e poi non sono controllati più di tanto. Quando gli atleti si convinceranno che è più difficile sfuggire ai controlli, si vedranno prestazioni migliori da parte di coloro che lavorano duramente piuttosto che da parte di coloro che usano sostanze chimiche». Detto da uno che con i suoi ormoni della crescita prodotti chimicamente ha aiutato a doparsi decine di atleti di tutti gli sport (tra cui Marion Jones e Dwaine Chambers), c’è di che avere paura.

(Fonte: corrieredellosport.it)

Beh, incoraggiante...

Riapre l'Operacion Puerto

MADRID, 14 febbraio 2008 - Un tribunale spagnolo ha ordinato la riapertura delle indagini del caso "Operacion Puerto", l’inchiesta relativa al doping sportivo effettuata tra il febbraio e il maggio 2006. I principali accusati sono Eufemiano Fuentes, medico di diverse squadre ciclistiche, e Manolo Saiz, al momento dell’arresto direttore sportivo della squadra Liberty Seguros. Secondo l’accusa Fuentes e Saiz erano a capo di una organizzazione che si dedicava alla gestione di autoemotrasfusioni, alla vendita di sostanze dopanti, quali Epo, ormoni della crescita, anabolizzanti, e alla pianificazione del loro utilizzo. Questa indagine ha toccato non solo il ciclismo, con grandi nomi coinvolti (Basso e Ullrich su tutti) ma anche il calcio e il tennis, anche se non è stato reso noto nessun nome di atleta di queste due discipline. Il tribunale provinciale spagnolo ha deciso di riesaminare il caso dopo che il magistrato Antonio Serrano l'aveva chiuso un anno fa senza emettere alcuna accusa. In Spagna, allora, non era infatti ancora entrata in vigore la legge dello stato in materia di doping.
(Fonte: gazzetta.it)
Una cosa seria sta diventando una pagliacciata....

mercoledì 13 febbraio 2008

Trapattoni c.t. dell'Irlanda


VIENNA, 13 febbraio 2008 - L'ex c.t. della nazionale italiana, di Juve, Inter e Bayern Monaco Giovanni Trapattoni, da giugno sarà il nuovo allenatore della nazionale irlandese con un contratto per due anni. Lo ha annunciato lo stesso Trapattoni in una conferenza stampa oggi a Salisburgo, lo ha confermato in serata la Federcalcio irlandese. Il tecnico italiano, da due anni allenatore della squadra austriaca, lascerà il Salisburgo a fine stagione. "Lasciare lo scudetto come un regalo di addio ai miei Bulls - ha dichiarato il Trap, citato dal sito internet del Salisburgo- è ora il mio obiettivo numero uno". Il Salisburgo, a 13 partite dalla fine del campionato austriaco, è primo a quota 37 punti, ma alla pari con Sturm Graz e Austria Vienna, e con un punto in più del Rapid Vienna e due del Linz.
"Questa è una nuova, grande sfida per me - ha aggiunto Trapattoni -. Sarà dura qualificarsi, ma abbiamo la possibilità di riuscirci. L'Irlanda non è una Nazionale di seconda fascia, può essere considerata una squadra di prima fascia". Sulla strada del Trap ci sarà anche l'Italia, inserita nello stesso girone di qualificazione. "Giocare contro l'Italia sarà motivo d'orgoglio ma potrebbe anche accadere che l'Irlanda arrivi prima". Poi si nuovo sul Salisburgo: "È venuto il tempo per andare via; ho avuto diverse offerte nelle ultime settimane, prima tra tutte dieci giorni fa quella della federazione irlandese. Mi sono trovato molto bene a Salisburgo, abbiamo vinto un campionato e possiamo vincerne un altro quest'anno, sarebbe un bel regalo d'addio per i tifosi. Ma io voglio trascorrere più tempo con la mia famiglia. Un allenatore sa quando deve andarsene. Io ho avvertito la voglia di fare qualche altra cosa, mi era successo già con la Juventus, poi all'Inter, al Bayern e al Benfica. Ma prima di andar via voglio vincere un altro titolo, voglio essere ancora campione. È importante".

(Fonte: gazzetta.it)

Un uomo alla continua ricerche di nuove sfide: in bocca al lupo, caro Trap.

martedì 12 febbraio 2008

Udinese - Juventus 1-2

Buffon, Chiellini, Camoranesi. Con loro in campo è un’altra Juventus. E’ – soprattutto – una squadra vincente.
AVANTI COSI’ – La scorsa domenica, dopo una partita penosa contro il Cagliari, avevo immaginato - e sperato – una svolta per la partita di Udine. Bruciava, oltretutto, la sconfitta subìta all’andata. Non c’era Camoranesi, ricordo d’aver scritto. Stavolta c’era, ed è stato – se mai ce ne fosse stato bisogno – decisivo ancora una volta. Dopo un primo tempo bruttissimo da parte nostra, la squadra nella ripresa ha cambiato volto. Ma, forse, quello che più si è avvertito è stato un cambio di mentalità. Durante la prima frazione di gioco la Juve ha patìto il rientro di due pedine importanti dopo un lungo periodo di inattività: Camoranesi e Zebina. L’italo-argentino si è messo subito in mostra per alcuni ottimi spunti in fase offensiva, ma perdeva sempre l’avversario nella sua fascia allorché si doveva trovare a svolgere compiti più difensivi. Zebina si trovava così in inferiorità numerica in ogni occasione: l’Udinese, una volta capito che nel centro-destra poteva sfondare, lo ha fatto puntualmente. Nocerino, che continua a trovarsi in un momento di appannamento generale, si è trovato a dover correre per due, finendo col non essere incisivo in nessuna situazione: sia nella fase difensiva che in quella di costruzione. Nella ripresa – con il cambio di atteggiamento a cui facevo riferimento – le cose sono cambiate. E quando Ranieri ha spostato Camoranesi al centro dirottando Nocerino al suo posto, le cose sono migliorate di parecchio. Considerazione conclusiva al merito: personalmente avrei inserito da subito Sissoko in mezzo al campo e Salihamidzic al posto di Zebina. Parere semplice da tifoso. Gli esperti di calcio sono altri.
2° POSTO – Per il resto è bastato il cuore-Juve, quello di una squadra, di una società, che non molla mai. Lo sostenevo nel post dopo la partita con il Cagliari, mi ripeto ora: il 2° posto a fine stagione non è una chimera. Sarà difficile da raggiungere, ma ce la possiamo fare. Non importa molto il fatto che sabato prossimo incontreremo la Roma: sarà certo una partita importantissima, ma non fondamentale. Ci saranno ancora moltissimi punti da aggiudicarsi da qui sino al termine della stagione, vincere con i capitolini e poi buttarne via nelle partite successive non servirà a nulla. Il vantaggio di vincere sabato sarebbe quello (naturale) di aggiudicarsi i tre punti sottraendoli all’avversario diretto. Ma poi dovremo confermarci (e migliorarci) nel prosieguo del campionato. La squadra ora inizia ad esserci, con la ripresa al 100% di Buffon (al 60-70% fa cose che agli altri portieri non riesce manco con la playstation…), Chiellini e lo stesso Camoranesi la Juve avrà un miglioramento generale non da poco. Poi - e anche qui mi ripeto per quelle che sono le mie personalissime convinzioni – arriverà Sissoko. E la Juve diventerà una squadra ancor più competitiva.
SABATO – Ho un’altra sensazione, forte: sabato ci sarà una grande partita. Con una grandissima Juve. Non so se vinceremo (lo sapessi adesso sarei al casinò e non a scrivere un post nel mio blog…) ma sono convinto che dalla prossima partita in poi la squadra giocherà sempre meglio. Mi metto in gioco con queste mie idee, vedremo nelle prossime settimane se mi sarò sbagliato o meno. E poi… Poi la Juve ha un valido motivo per giocare bene: ci sarò anch’io all’Olimpico per vederla…
ALLO STADIO – 2001-2002, 2002-2003, 2004-2005, 2005-2006. Quattro anni, quattro stagioni di Juve, nelle quali mi sono abbonato al Delle Alpi per vederla dal vivo. E quattro scudetti vinti. Sul campo. L'unica volta nella quale non mi ero potuto abbonare, niente... Tanti chilometri in macchina, in treno, in ogni modo possibile pur di andarla a vedere, in compagnia di Giovanni (uno delle tre persone che conosce la mia “vera identità”) e dei suoi amici. Domenica, sabato, mercoledì, in campionato, in Champions League, in trasferta a Milano, a Piacenza (goal di Nedved nell’anno del 5 maggio…)… A Manchester… Sotto la pioggia, con la neve, con un caldo pazzesco… E poi tante partite anche gli anni precedenti. Ricordo l’ultima giornata del campionato vinto dalla Roma (il 2000-2001): prima di Juve-Atalanta eravamo andati addirittura in pellegrinaggio a Superga nella speranza che la Roma perdesse in casa col Parma… Pensavo di essere un tifoso predestinato: ad ogni abbonamento era abbinato un successo nel campionato. Avevo anch’io i miei riti: mai arrivare allo stadio senza aver mangiato una confezione da quattro di Kinder al latte, comprata negli autogrill. Quando non lo facevo erano sconfitte o pareggi ingloriosi… Sembra stupido ma andava veramente così… Tutto questo sino a Calciopoli. O Moggiopoli, come qualcuno vorrebbe chiamarla. Io mi limito a dare tutte le colpe a Montezemolo, ai giochi di famiglia Agnelli e a Moratti. In contemporanea avevo comprato casa grazie all’aiuto dei miei genitori (da solo non avrei mai potuto farcela – capito Padoa-Schioppa?????!!!!!), la rata del mutuo era (ed è) consistente…. Anche se sono ancora un ragazzo è giusto fare delle scelte: il costo dell’abbonamento me lo potrei permettere, la benzina e l’usura dell’auto ad ogni partita in casa no. Sfogo il mio amore verso la Juve attraverso questo blog. L’ho spiegato anche nel post etichettato come ”zebrabianconera10”. Così mi sono dato al digitale terrestre: avrei comprato volentieri l’abbonamento a Sky, ma… Ragazzi, costa pure quello… E così, anche per riprendermi dal trauma post-Calciopoli mi sono rinchiuso a casa mia con gli amici locali a vedermi tutte le partite della Juve. Domenica scorsa Giovanni temeva mi sentissi male, ho quasi spezzato la sedia porta-fortuna per la tensione… A volte sono riflessivo, a volte non ce la fò proprio… Gli amici con i quali andavo al Delle Alpi (e che hanno continuato ad abbonarsi) si sono dimostrati splendidi una volta di più: uno di loro non poteva andare, via internet faranno la delega per il cambio di nome sull’abbonamento per me. E sabato torneremo allo stadio. Come una volta. Non mancheranno le barrette di Kinder, questo lo assicuro. Avrò un po’ di mal di pancia, tornare a Torino mi farà sicuramente un po’ d’effetto. I crampi li avrò certamente quando tornerò al nuovo Delle Alpi, o come decideranno di chiamarlo. Siamo tutti tifosi alla stessa maniera, ognuno dimostra i propri sentimenti a modo suo. Sento che mi è stato tolto qualcosa di grande. Anzi, due cose grandi: due scudetti. Quelli sono miei, e li rivoglio indietro. Ma – prima di tutto – rivoglio una grande Juve. Per me e per tutti quelli che la amano.
Forza Juve!
UDINESE-JUVENTUS 1-2 (primo tempo 1-0)
MARCATORI: Dossena (U) al 6' p.t.; Camoranesi (J) al 15', Iaquinta (J) al 31' s.t..
UDINESE (3-4-3): Handanovic; Zapata, Coda, Lukovic; Ferronetti (42' s.t. Candreva), D'Agostino, Inler, Dossena; Floro Flores, Quagliarella, Di Natale (Chimenti, Zapotocny, Colombo, Isla, Eremenko, Siqueira). All. Marino.
JUVENTUS (4-4-2): Buffon; Zebina, Legrottaglie, Chiellini, Molinaro; Camoranesi (41' s.t. Sissoko), Nocerino (25' s.t. Palladino), Zanetti, Nedved; Trezeguet (30' s.t. Iaquinta), Del Piero (Belardi, Salihamidzic, Grygera, Tiago). All. Ranieri.
ARBITRO: Rocchi.
NOTE: spettatori 29.000 circa. Ammoniti: Nocerino, Zebina, Quagliarella. Recupero: 2' p.t. e 4' s.t..

lunedì 11 febbraio 2008

Empoli, Giovinco: "Voglio la Juve"

Nella mix zone dello stadio Castellani, al termine della partita tra Empoli e Lazio, non sono mancate le domande relative all’avvenire di Sebastian Giovinco, in prestito all’Empoli ma, com’è noto, di proprietà della Juventus: "Il mio futuro? E’ evidente che io giochi ogni partita al massimo perché vorrei poter tornare alla Juventus, un sogno che credo sia lo stesso di qualsiasi giocatore". Parole che non lasciano spazio alla minima interpretazione, il futuro della Formica Atomica sarà bianconero.
Caro Sebastian, non hai idea della voglia che ho di rivederti alla Juve. Porta pazienza ancora per qualche mese, poi tornerai a casa. Assieme a Marchisio, De Ceglie e Criscito...

domenica 10 febbraio 2008

Juve - Storia di un grande amore



Di proprietà di: vascobis.

Amo la Juve. E' più forte di me.

sabato 9 febbraio 2008

Che stupidata...

LONDRA (Inghilterra), 9 febbraio 2008 - Un’idea comica. Così Michel Platini ha definito sul Daily Telegraph la proposta di giocare 10 gare supplementari di Premier League in giro per il mondo in un week-end di gennaio a partire dalla stagione 2010-2011, avanzata dal direttore generale Richard Scudamore e che sta suscitando un vespaio di polemiche in tutta l’Inghilterra, con i tifosi furibondi che minacciano di boicottare il campionato, molti allenatori inviperiti (Capello e Sir Alex Ferguson su tutti) per non essere stati nemmeno avvertiti e i giornali compatti nello schierarsi contro la "svendita" del calcio inglese, mentre lo stesso Primo Ministro inglese, Gordon Brown, si è detto contrario ("dobbiamo salvaguardare i nostri tifosi", ha spiegato alla BBC) e la Fifa ha chiesto di vedere i dettagli del piano durante la riunione dell’esecutivo il prossimo 14 marzo a Zurigo.
COMPETENZA - Iniziativa quest’ultima che rischia di scatenare un incidente diplomatico: stando agli articoli 76 e 77 dello statuto, infatti, l’ultima parola sugli incontri internazionali spetterebbe al massimo organo del calcio mondiale, ma la Premier League ha già ribattuto che, trattandosi di partite nazionali giocate in ambito estero, la Fifa non c’entra e il parere vincolante è solo quello delle due federazioni coinvolte. Una divergenza di vedute che potrebbe portare allo scontro frontale, con disastrose conseguenze anche per il tentativo inglese di ospitare la Coppa del Mondo nel 2018.
BARZELLETTA - "E’ davvero un’idea bizzarra – ha spiegato il presidente dell’Uefa - oltre che comica e senza senso. Quando l’ho sentita, mi sono fatto una risata perché una cosa del genere non sarà mai accettata dalla Fifa, dai fan e dalle associazioni nazionali. E’ come se io da presidente dell’Uefa spostassi il quartier generale in Cina. Già non avete un c.t. della nazionale che sia inglese, non avete giocatori inglesi e ora volete avere anche delle squadre che non giocano in Inghilterra? E’ una barzelletta".
TORTA RICCA - Platini ha detto di aver discusso al telefono con Sepp Blatter della proposta approvata giovedì all’unanimità dai 20 presidenti della Premier League ed entrambi hanno convenuto che esportare le partite di squadre europee in zone dove si sta cercando di dare un nuovo impulso al calcio servirebbe solo a soffocare gli sforzi fatti finora in quelle aree del mondo. "Mi dispiace, ma il business cinese deve appartenere alle squadre cinesi – ha continuato l’ex stella di Francia – mentre la Premier League vuole espandere i propri sponsor e i diritti tv sempre per la stessa ragione". Ovvero, i soldi. Che, stando alle stime ipotizzate da Scudamore, permetterebbero alle formazioni inglesi di dividersi una torta di circa 100 milioni di sterline (130 milioni di euro).
NIENTE CIRCO - "Io e Blatter siamo d’accordo sul fatto che debbano essere le federazioni nazionali ad assumersi la responsabilità di un progetto simile e sono certo che non lo approveranno mai, che la Football Association non lo approverà mai, perché non è una cosa buona per il calcio - ha proseguito Paltini -. Il calcio ha dei valori e ha una storia alle spalle lunga 100 anni, non è uno spettacolo né, tantomeno, si può trasformare in un circo itinerante".
FUORI DAL CORO - Dopo il no bello deciso di Platini, è arrivato anche quello della Federazione Giapponese, una di quelle potenzialmente coinvolte nell’operazione: "Siamo contrari all’idea di far disputare degli incontri della Premier League in Giappone – ha detto il presidente Junji Ogura – perché dobbiamo proteggere il nostro campionato e i nostri club". Ma dal coro di critiche si levano anche alcune voci sorprendentemente favorevoli alla "comica idea" della Premier League: sono quelle di Arsene Wenger e Roy Keane. "Non sono contrario ad ogni possibile innovazione – ha detto alla BBC il tecnico dell’Arsenal - se rispetta il lato competitivo del nostro campionato e i tifosi e se serve a promuovere la qualità della Premier League". "E’ una grande idea – gli fa eco il manager del Sunderland – e dobbiamo guardarla in maniera positiva, facendo le cose per bene". Ma la stragrande maggioranza dei tifosi continua ad essere ferocemente contrario alla proposta: il sito della BBC è stato preso d’assalto con oltre 4800 commenti a sfavore, mentre la Football Supporters’ Federation ha lanciato il sondaggio online "No to game 39" per contrastare i piani della "World League".
(Fonte: Gazzetta.it)
Ha ragione Roi Michel. Il calcio muove una montagna gigantesca di soldi solo perchè alle spalle ci sono milioni di tifosi. Li vogliamo penalizzare ancor più di quanto già si sta facendo? Basta parlarne, altrimenti quella volpe di Galliani e quella faina di Moratti iniziano a pensarci su...

Avviso a Ranieri

Il terzo posto è indispensabile perché siamo la Juve e siamo condannati a vincere. Le operazioni e gli errori di mercato verranno valutati a giugno. In sintesi: sono tutti sotto esame. Giocatori, allenatore, dirigenti preposti a cercare i rinforzi di qualità. In una lunga intervista concessa al mensile societario «Hurrà Juventus», l’amministratore delegato Jean-Claude Blanc ha fatto il punto sull’andamento della stagione, ma ha anche spedito messaggi precisi per il futuro. L’uomo del «grandi fra cinque anni» non accorcia i tempi del ritorno alla massima competitività («Ci vorrà del tempo»), ma pone dei paletti tassativi. Un avvertimento a Ranieri, che con il passare dei mesi sta dividendo i tifosi: molti estimatori, ma pure una frangia di scettici che ultimamente si è ingrossata. La gente vuole meno moine e fairplay e più fatti da parte di tutti. E ha individuato anche nel tecnico la causa dei problemi (non tanti, ma ci sono) che la Juve si porta appresso. Persino in società non sono insensibili alla questione allenatore. Ranieri ha indubbiamente dei meriti, ha compattato il gruppo dei reduci dalla B, ma deve centrare gli obiettivi minimi stabiliti per ottenere il rinnovo della fiducia. Per ora il giudizio dei dirigenti resta positivo, tuttavia il tecnico è nella stessa condizione dei giocatori. Gestione del mercato non ottimale, calo del rendimento con tre pareggi e una vittoria nelle ultime quattro partite, condizione fisica non brillante a più di tre mesi alla fine della stagione, eliminazione dalla Coppa Italia seppure a opera dell’Inter: questi alcuni dei capi d’accusa. E bisogna considerare che la Juve non aveva la Champions a prosciugarne ulteriormente le energie. La strada è tracciata, ora Ranieri è chiamato a dare delle risposte, per salvare la squadra e il futuro non deve più smarrire la rotta. Blanc è stato molto preciso: «Se ti chiami Juventus conta vincere. Il che non significa che se arrivassimo terzi sarebbe un fallimento, visto da dove siamo partiti. Credo che sia importante non solo dove arriveremo, ma come arriveremo. Per frequentare i quartieri alti bisognerà metterci sempre il carattere e la volontà visti nella prima parte del campionato». Ecco l’avviso ai naviganti e al loro timoniere: il terzo posto che conduce alla Champions attraverso la porta di servizio dei preliminari è indispensabile per l’immagine, la storia, e anche per la sopravvivenza del club attraverso i ricchi introiti che arriveranno dall’Uefa. Dal denaro elargito da Platini dipenderanno i futuri colpi di mercato. Quelli messi a segno da agosto ad oggi non sono stati irresistibili e portano tutti il marchio Ranieri che ha garantito per loro. Blanc per ora sospende il giudizio: «Aspettiamo fine stagione per giudicare il mercato. A quel punto valuteremo la classifica, il rendimento dei singoli e avremo a disposizione dei dati per fare un bilancio». Visto che gli acquisti non li ha fatti il Davide, uno dei body-guard di Vinovo, è chiaro che il tecnico dovrà rendere conto del suo operato e dettare le nuove linee guida. E’ giusto che per ora la società tenga un atteggiamento improntato alla serenità e alla fiducia, tuttavia la sensazione è che non ci saranno tentazioni di buonismo a oltranza. Blanc sta entrando nei delicati meccanismi che fanno funzionare il mondo del calcio. La proprietà si è affidata a lui e il francese fra qualche mese sarà nella condizione di giudicare e decidere con maggior esperienza rispetto all’agosto scorso. Dunque devono sentirsi tutti sotto esame. Arrivare terzi, lo dice Blanc, non è un affronto. Già il quarto posto verrebbe giudicato un segnale di cedimento. E’ chiaro che Inter e Roma hanno una marcia in più e con loro non si può competere, ma l’obbligo è tenere a bada la Fiorentina, e soprattutto il Milan, che ha avuto una partenza moviolistica del tutto inattesa, ma che ora può insidiare la Juve e le sue mire europee.
(Fonte: La Stampa.it)

Nell'intervista originale, a onor del vero, a precisa domanda Blanc ammette: "Noi abbiamo l’ambizione di costruire con il nostro allenatore un progetto a lungo termine....". Non capisco il senso di queste dichiarazioni. Provo a interpretarle così: Lippi il prossimo anno tornerà alla Juventus. E' soltanto da scegliere in quale veste: da allenatore, nel caso Ranieri centrasse l'obiettivo della qualificazione in Champions in modo non soddisfacente, da Direttore Generale nel caso in cui il mister attuale portasse la squadra a concludere il campionato in 2a posizione, alle spalle dell'Inter. In questo modo Lippi sarebbe comunque sempre a disposizione nel caso di ribaltoni futuri.
Una cosa è probabile: il prossimo anno cambieranno ancora (speriamo in positivo) molte cose, non solo a livello di giocatori. Con la perdita di Bettega non abbiamo smarrito soltanto l'ultimo elemento della famosa Triade, ma anche l'unico che capiva qualcosa di calcio. La conferma di Trezeguet è stato il suo ultimo regalo a quella società che per lui rappresenta tutto. Ora la Juventus - per risalire ai massimi livelli - ha necessità di cambiare regime: investimenti, giocatori di livello mondiale (almeno due ogni anno da inserire in una rosa comunque già abbastanza forte), osservatori in giro in grado di scoprire giovani talenti, deve avere la capacità di far crescere quelli che già a disposizione (Criscito, Marchisio, Giovinco, De Ceglie, Nocerino su tutti), deve dotarsi di una struttura societaria che - Blanc a parte - conosca a fondo il mondo del calcio. E che sappia agire in fretta in ogni situazione: in sede di mercato, in sede commerciale, nei rapporti con la stampa.
MERCATO - In sede di mercato perchè - se ti piace un giocatore - non puoi raccontarlo al mondo intero. Devi comprarlo. Punto. Credi in Diego? Pensi possa rappresentare per noi il futuro perno della squadra? Lo compri ora, a febbraio. Perchè se aspetti maggio, giugno o - peggio ancora luglio - il suo prezzo-base sul quale avvierai la trattativa non sarà 30 milioni di euro. Ma almeno 40. Anche perchè tu hai necessità di quel giocatore, ma la squadra che te lo vende non ha alcuna fretta di farlo. E si trova - al tavolo delle trattative - in una posizione di forza. Al giorno d'oggi con quelle cifre ti ricostruisci un reparto intero. Se sei in grado di spendere bene i soldi a tua disposizione. Uno dei primissimi post che ho scritto in questo mio blog lo avevo dedicato - polemicamente - a Cobolli Gigli, allorchè ammise di un interessamento della Juventus per Ivanovic (http://zebrabianconera10.blogspot.com/2007/11/cobolli-gigli-s-vogliamo-ivanovic.html). Il risultato era chiaro già all'epoca dei fatti: si intromise una società con grandi disponibilità di liquidi (il Chelsea) che non aveva la necessità di ripartire da zero e che poteva permettersi di puntellare la rosa acquistando giocatori promettenti in giro per il mondo. Fossimo stati zitti e avessimo chiuso subito l'affare, ora non saremmo dovuti andare a pregare Lotito per farci un favore (Stendardo). Racconta alla stampa per mesi che ti interessa Tizio, poi all'improvviso annunci l'acquisto di Caio e Sempronio. Sembra fantascienza? Ma non era quello che ha fatto Moggi per anni? Ma ci vuole così tanto? Ho sentito paventare qualche timore in giro per la possibilità che De Ceglie (il cui cartellino è a metà tra la Juventus e il Siena) ci possa sfuggire di mano, a causa della presenza di altre società interessate a rilevarne la metà dalla società toscana per poi andare alle buste con noi. Stiamo tranquilli, non succederà nulla di tutto questo, De Ceglie tornerà alla Juventus il prossimo luglio, anche se a caro prezzo. Innanzitutto una precisazione (e qui mi lascio andare un pochino, lo premetto): fare una comproprietà con un'altra squadra su un giovane delle potenzialità di De Ceglie rappresenta una delle più grosse boiate che questa dirigenza potesse fare. Si tratta di un ulteriore segno di "ignoranza calcistica", del quale mi ero accorto già la scorsa estate senza poter scrivere nulla dato che il blog non lo avevo ancora creato. Ma come si fa a stipulare un contratto di comproprietà su un giovane già conosciuto, nel giro dell'Under21, con il rischio che - per riscattarlo - tu debba pagare una cifra esorbitante rispetto a quella per la quale hai venduto la metà? Faccio un esempio pratico: De Ceglie vale 2, lo vendo 1 per la metà. E poi? E poi devo sperare che giochi da cani, anche perchè se invece accadrà quello che è normale che accada, cioè che il giocatore disputi un'ottima annata, la metà della quale mi dovrei riappropriare la pagherò non più 1, ma 2, 3, 4 o 5. A seconda del valore di mercato che il giocatore ha acquisito nel corso dell'anno. E non è neanche da dire che la società non fosse mai caduta in un errore simile: con Criscito non era successa la stessa cosa? Abbiamo pagato un prezzo esorbitante (non esagerato, perchè - a mio modo di vedere - si tratta di un fenomeno) che poteva essere tranquillamente evitato se si fosse proceduto - a suo tempo - ad un prestito gratuito con il solo pagamento dell'ingaggio da parte della società che - temporaneamente - ne acquisisce le prestazioni. L'altro motivo per il quale - sempre nel caso specifico di De Ceglie - si può - e si deve - stare tranquilli è rappresentato dal fatto che al Siena non conviene fare un giochino del genere: mettersi contro la Juve non è mai bello. I giocatori che da anni ti mette a disposizione non li vedresti più neanche col cannocchiale. Società come il Siena non possono permettersi la proprietà del cartellino di molti giocatori forti, a meno che non abbiamo un settore giovanile esageratamente florido. Vivono - per forza di cose - sui prestiti di tesserati da altre società. Solitamente le più grandi. E non si facciano comunque illusioni di questa dirigenza "buonista": questo è un periodo particolare, tolto Blanc penso che i prossimi anni molte figure di primissimo piano cambieranno. Cobolli Gilgi non sarà più il presidente, molte vecchie glorie della Juve arriveranno ad occupare posti in società. Ed esperti di calcio a ruotargli intorno. La Juve tornerà a farsi rispettare a tutti i livelli.
RANIERI - A questa società chiedo solo una cortesia: qualsiasi possa essere il futuro di mister Ranieri, sia che già lo conoscano sia che - al momento - rappresenti un mistero, trattatelo con il massimo rispetto possibile. E' un grande allenatore e una grandissima persona. Lippi e Capello (a mio modesto parere) sono i migliori allenatori del mondo, ma nessuno dei due - con questa rosa a disposizione - sarebbe riuscito ad ottenere risultati esageratamente migliori rispetto a quelli attuali. Includendo tutto: rigori non assegnati, goals regolari annullati, polemiche pesanti, situazioni negative dalle quali il mister è sempre uscito con un sorriso elegante e con l'impegno di migliorarsi sempre. Con stile e classe. Come deve essere uno juventino vero. Qualsiasi sarà il suo futuro (e io mi auguro da allenatore con Lippi D.G.): grazie di tutto.
Forza Juve!

giovedì 7 febbraio 2008

La Fiat presenta i suoi atleti: "Il nostro è un impegno costante"


MILANO - È stata ufficialmente presentata oggi la "Fabbrica Italiana Atleti", gruppo di dieci sportivi di alto livello che avrà il sostegno economico e pubblicitario del gruppo Fiat. Questi gli atleti che compongono il gruppo: Andrew Howe per l’atletica, Vanessa Ferrari per la ginnastica, Aldo Montano e Margherita Granbassi per la scherma, Federica Pellegrini e Filippo Magnini per il nuoto, Tania Cagnotto per i tuffi, Wenling Tan Monfardini per il tennis tavolo e gli atleti paralimpici Fabrizio Macchi per il ciclismo e Roberto La Barbera per l’atletica leggera.
Il progetto "Fabbrica Italiana Atleti" è il proseguimento e la conferma di un rapporto sempre costante tra il gruppo Fiat e lo sport, che trova le sue radici nelle recenti esperienze, come afferma Dario De Stefanis, Responsabile sponsorizzazioni Fiat Auto: «Il nostro è un impegno costante che va al di là del solo connubio Fiat-automobili - dice - il nostro è stato un processo di svecchiamento che ci ha portato a sponsorizzare, con tutto il gruppo e non solo dunque il marchio Fiat o Alfa Romeo, prima le olimpiadi di Torino 2006, poi la nazionale giamaicana di bob, sino a un impegno sempre costante con la Juventus, che infatti sulle maglie reca New Holland e non Fiat e le squadre di rugby dell’Italia e degli All Blacks. Insomma, un rapporto veramente stretto tra il mondo Fiat e il mondo dello sport»
Questa nuova avventura vedrà Fiat affiancare i dieci atleti sopra citati nella preparazione delle prossime gare e degli importanti appuntamenti agonistici che li aspettano, ultima ma non ultima l’olimpiade di Pechino 2008. E infatti il viaggio del gruppo è partito oggi, giovedì 7 febbraio, inizio del capodanno cinese.
Giovanni Perosino, Direttore Comunicazione Fiat, ha poi concluso spiegando le motivazioni che hanno portato il gruppo a scegliere proprio questi dieci atleti, tutti presenti all’evento: «Sono ragazzi con personalità - dice - che oggi rappresentano l’eccellenza dello sport italiano. Dai loro visi traspare freschezza, forza, tenacia, sono la faccia pulita dello sport di casa nostra. Il gruppo Fiat vuole raccontare delle storie, ha tanta voglia di scoprire e stupire. Proprio come questi ragazzi».
(Fonte: La Stampa)
Ottima idea, ottima iniziativa. Sembra che la FIAT voglia tornare a primeggiare, ad essere più presente all'interno della società italiana. E di questo non posso che esserne felice. Lo fa anche attraverso la scelta di sostenere quanto c'è di meglio in ambito sportivo: non solo Juventus, la Ferrari o le squadre di rugby di Italia e Nuova Zelanda. Ma anche 10 atleti di primissimo livello, sotto ogni aspetto.
Luca Luca (Cordero di Montezemolo): ricordati però che con noi sei in debito. Di parecchio. Non bastano queste iniziative.

Cragnotti: la verità su Lazio-Inter

ROMA, 7 febbraio - «Io non so se in quel campionato successe qual­cosa di strano, come sostiene Moratti, ma vi ga­rantisco che quel 5 maggio l’Inter perse lo scudetto da sola, sbagliando tutto e non approfittando di una Lazio che aveva già staccato la spina. I miei si sen­tivano già tutti in vacanza». Sergio Cragnotti, ex presidente biancoceleste, tor­na indietro nel tempo e riapre il libro dei ricordi. Una testimonianza unica di un pomeriggio che è en­trato nella storia del calcio italiano: l’Inter il 5 mag­gio del 2002 perse uno scudetto già vinto. «La squa­dra nerazzurra si presentò all’Olimpico come si af­fronta una partita tra scapoli e ammogliati. Si era preparata male, anzi, non si era proprio preparata. Probabilmente aveva passato tutta la settimana a festeggiare altrimenti non mi spiego il suo atteggia­mento durante quella partita». Cragnotti, a cosa si riferisce? «Ma vi ricordate l’Olimpico? Ottantamila tifosi ne­razzurri, eppure almeno quarantamila erano della Lazio. Tifavano tutti per la squadra di Moratti, an­che la nostra curva, tanto noi avevamo staccato la spina e con loro eravamo gemellati. L’Inter non era concetrata, altrimenti avrebbe vinto senza sforzo».
(Fonte: Corriere dello Sport.it)

Di tutte le persone che potevano accorrere in nostro soccorso nella risposta corale (società, giocatori, tifosi) alle allucinanti esternazioni rilasciate da Moratti domenica scorsa, l'ultima che mi potesse venire in mente era proprio Cragnotti. Con queste affermazioni il cerchio si chiude.
Povero Moratti: non lo capisce proprio nessuno...

mercoledì 6 febbraio 2008

Ibrahimovic: `Per me Capello e` un leader`


Milano, 6 febbraio - `Per me Capello e` un leader. E` unico e l`ho imparato quando ho lavorato con lui`. Parola di Zlatan Ibrahimovic. L`attaccante svedese, intervistato dal sito skysports.com, ha parole d`elogio per il neo ct della Nazionale inglese. `Non ho dubbi sul fatto che avra` successo in Inghilterra - dice Ibra, che con Capello ha lavorato per due anni alla Juventus - Puo` sembrare uno duro ma ha sempre il rispetto dei giocatori. Parla individualmente con chiarezza, alcuni giocatori lo hanno soprannominato `lo psicologo``. Parole di stima, quelle che Ibrahimovic spende per Capello, ma che sono destinate a suscitare forti polemiche visto i rapporti non certo idilliaci tra lo stesso Capello e Mancini, attuale allenatore di Ibrahimovic all`Inter.
(Fonte: Datasport).
Ma come Zlatan... Ti sei sbagliato!!! Alla Juve rubavi le partite, vincevi senza giocare, non ti allenavi perchè non ce n'era bisogno, non avevi un mister perchè non serviva... Perchè dici questo? Ma sei diventato matto?
Ah... Alla fine i nodi vengono sempre al pettine... Ho trascorso la serata a girare per i blog dei tifosi interisti (per una sera ho fatto l'esatto opposto di quello che faccio nelle altre serate...): ce ne fosse stato uno che avesse commentato questa intervista...

lunedì 4 febbraio 2008

Juventus - Cagliari 1-1



Finalmente Sissoko. Finalmente un giocatore "da Juventus".

In una giornata penosa (che più penosa non si può), mi sforzo - a fatica - di guardare il bicchiere mezzo pieno, confermando la mia idea sul nuovo giocatore acquistato la scorsa settimana che - a mio modesto parere - aiuterà non poco la squadra nel prossimo futuro.

2° POSTO - Non è una chimera. Sarà il nostro scudetto. Anche perchè in quello vero non credo ormai più: un divario tecnico evidente con l'Inter mi ha sempre sconsigliato di pensarci. Bisogna essere sempre realisti: come Buffon. Cerco poi di non dilungarmi sugli ormai soliti discorsi legati a Moratti, a Mancini, ai miracolati di Dio che dispensano onestà e buoni intenti in ogni occasione gli se ne presenti l'opportunità. Ho già scritto troppo su di loro. A me bastano i 6 mesi di reclusione che Oriali e Recoba hanno patteggiato con il tribunale di Udine e per il quale nessun signor Palazzi ha aperto un fascicolo, i calciatori sconosciuti chiamati "plusvalenze", i rigori regalati ogni domenica (Moggi al confronto era un bambino), i 260 milioni di euro di debiti che pendono sull'Inter senza che nessuno faccia presente loro che con quelle cifre non potresti partecipare a nessun campionato professionistico in nessun paese del mondo. A me basta quello che accadrà alla ripresa del processo allo stesso Moggi. Ho le "dita calde"... Lì sì che scriverò...

Ma torniamo al calcio giocato. Quello vero. Il giocatore che farà fare il salto di qualità alla Juventus deve ancora arrivare, così come penso dovrà ancora arrivare il nuovo uomo-mercato che si dovrà occupare di portarlo a Torino. Con Sissoko però la Juve aumenta - non di poco - la quantità e il dinamismo in mezzo al campo. Stravedo per Nocerino, ma da almeno due mesi - pur con il suo solito furore - sta letteralmente correndo a vuoto. Lo si vede molto nervoso anche per quello: in questo modo non aiuta nè se stesso, nè Zanetti, nè la squadra in generale (e la difesa in particolare). Qualche giorno fa mi ero sbilanciato sull'acquisto del maliano anche perchè lo avevo visto giocare diverse volte, ed era da molto tempo che speravo arrivasse sotto la Mole. Sono sempre stato favorevole alla politica dei giovani, però sono diversi anni che seguo il calcio, un pò come tutti, e penso di non dire nulla di strano se affermo che ci sono "giovani e giovani". Andrò anche qui contro-corrente, ma a me Palladino non piace. Per me non è da Juve. E' tifoso di questa società (e questo mi inorgoglisce), gioca fuori ruolo (e questa è una scusante), ha notevoli margini di miglioramento (e questa è una speranza), ma ha un difetto grosso come una casa: non è incisivo. Alla sua età Del Piero aveva già vinto (da protagonista) scudetti e Champions League. Onestamente non riesco a capire neanche in quale ruolo possa rendere al meglio, però - quello che conta - è la "presenza" in campo. La devono avvertire tutti: i tuoi compagni e i tuoi avversari. Giovinco - che sarà pure alto come un citofono - è uno di quei giocatori dei quali ti accorgi quando è in campo. E' - in sintesi e in ripetizione di quanto già detto - "incisivo".

E' per questo che mi sentivo felice dell'arrivo di Sissoko: dovrà ambientarsi, ma si è vista in campo la differenza tra chi c'era prima di lui e lo stesso giocatore. Tackle, scivolate (stìa attento, però), grinta. E classe. Perchè Ranieri è stato furbo ad etichettarlo come un semplice interditore di centrocampo: ma non sarà solo quello, lo si vedrà presto. Chi tocca la palla d'esterno in mezzo al campo in quella maniera, a soli 23 anni, con quella tranquillità, e non ha paura di perdere la palla o di avventurarsi in mezzo a due avversari, non è solo un semplice incontrista. Aggiungeteci un pò di classe e il centrocampo farà il salto di qualità che tutti si attendono. Quest'anno abbiamo questi uomini, e con loro dovremo andare avanti. Poi si vedrà. Intanto - col rientro di Camoranesi - il nuovo centrocampo prenderà la sua versione definitiva: Camoranesi - C. Zanetti - Sissoko - Nedved. Potenza e classe. Le partite si vincono anche - e soprattutto - a centrocampo: proteggi la difesa, controlli il gioco e attacchi gli avversari. Con questi uomini al 100% ora lo si può davvero fare: ne trarrà giovamento anche Zanetti, che non dovrà più cantare e portare la croce. La difesa - con il rientro di Buffon e quello di Chiellini - ritroverà compattezza. Salihamidzic giocherà nel ruolo dove - al momento - ha espresso il meglio di sè: terzino (o fluidificante) destro. Un appunto: nel mercato di gennaio mi sarei ripreso subito De Ceglie. Sarà per giugno. In attacco va bene così.

La Roma, poi, non ha due cose che ha l'Inter: la rosa e gli arbitri. Qualche punto lo perderà. Ora sta a noi: ci sono ancora 51 punti da giocarsi. E uno scontro diretto, a Torino. Ora pensiamo a riprendere il cammino vincendo a Udine: mi brucia ancora lo 0-1 dell'andata. Ma era un'altra Juve. Camoranesi si era fatto male, ora ci sarà.

Forza Juve!



JUVENTUS-CAGLIARI 1-1 (primo tempo 0-0)
MARCATORI: Bianco (C) al 10' st, Nedved (J) all'11' st
JUVENTUS (4-4-2): Belardi; Salihamdzic, Legrottaglie, Grygera, Molinaro; Palladino (Camoranesi dall1' st), Nocerino, Tiago (Sissoko dal 22' st), Nedved; Del Piero, Trezeguet. (Novembre, Ariaudo, Birindelli, Esposito, Castiglia). All. Ranieri.
CAGLIARI (4-3-2-1): Storari; Ferri, Lopez (Canini dal 16' tp), Bianco, Agostini; Fini, Conti, Parola; Jeda, Foggia (Cossu dal 1' st); Larrivey (Acquafresca dal 26' st). (Capecchi, Mancosu, Magliocchetti, Matri). All. Ballardini.
ARBITRO: Giannoccaro.
NOTE: spettatori 13 mila circa. Ammoniti Jeda, Conti, Nocerino, Fini. Recupero 2' pt, 2' st.

domenica 3 febbraio 2008

"Senza truffatori il 5 maggio non ci sarebbe stato"

Il 5 maggio, se non ci fosse stata quella banda di truffatori, avremmo vinto con qualche punto di vantaggio". Massimo Moratti torna sulla pagina più nera della sua presidenza interista e attacca duramente Moggi e Giraudo parlando dello scudetto perso all'Olimpico nel 2001/02.
(Fonte: Controcampo)
Stai sparando le ultime cartucce, vero? Lo sai che tra poco tutto questo finirà, giusto? La ripresa del processo a Moggi è vicina...

sabato 2 febbraio 2008

Il cuore dell'Italia non basta. L'Irlanda fa fatica ma vince

Nick Mallett l'aveva detto: l'Italia deve restare in partita fino alla fine per dire la sua. E gli azzurri non lo hanno smentito. Quando il signor Kaplan ha fischiato la fine dopo 3 minuti di recupero, l'Italia stava ancora provando a segnare la meta che poteva darle la vittoria. Così non è stato, la vittoria va all'Irlanda (16-11), ma la squadra italiana vista al Croke Park, fa ben sperare per il prosieguo del Sei Nazioni. La grinta è quella solita, gli azzurri combattono su ogni pallone. La mischia si fa sempre sentire e anche in touche, nonostante l'assenza di Bortolami, gli uomini di Mallett conquistano palloni. Masi e Travagli in mediana soffrono e fanno ripartire l'azione, mentre Mauro Bergamasco placca avversari in tutto il campo. Peccato per gli errori nei calci di Bortolussi, unico retaggio del mondiale francese. Ma la nuova Italia di Mallett esce dal campo a testa alta e il 10 febbraio al Flaminio arriva l'Inghilterra.
(Fonte: Repubblica.it)

Grandi ragazzi!!!
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