giovedì 6 dicembre 2007

zebrabianconera10


Ho creato da pochi giorni questo blog. Ho preso spunto da quelli che ho visitato in giro per internet, ho deciso di farne uno anch’io, da condividere con un gruppo ristrettissimo di Amici (Enrico, Giovanni e Michele) - gli unici che conoscono “la mia vera identità” - e con un gruppo immenso, quello dei tifosi juventini e del calcio in generale, che condividono la passione per questo meraviglioso sport.
Per gioco, per riservatezza, per insicurezza, sicuramente non per presunzione mi sono scelto uno pseudonimo d’arte, questo “zebrabianconera10”, un po’ come ho visto fare ad altri, scegliendo quindi un nome che sintetizza la passione per il bel calcio (i numeri 10 ne sono da sempre la migliore espressione) con l’amore per la Juventus, attraverso il suo simbolo (la zebra) e i suoi colori (il bianco-nero).
Le domande più banali che un tifoso potrebbe sentirsi fare potrebbero essere queste: perché tifi questa squadra? Cosa rappresenta per te? Hai episodi della tua vita che colleghi a qualche evento che riguarda la tua squadra del cuore? Cosa provi quando vince o quando perde?
Non so se un tifoso si è mai posto da solo questi quesiti, dovessero capitare a me… Risponderei così… Partiamo…
Se penso alla Juventus mi vengono in mente tre parole: STILE, CLASSE e POTENZA. In sintesi: Gaetano Scirea. Nessuno come lui. Univa tutto questo: una correttezza esemplare, una classe immensa, la potenza di riuscire ad imporre queste caratteristiche all’avversario di turno dando l’impressione di non fare il minimo sforzo. Chi non l’ha visto giocare (anche fosse solo in televisione) non può capire. Sono cresciuto vedendo giocare quella Juve, dove lui ne era il capitano. I primi ricordi (sfuocati) si riferiscono a Liam Brady che calcia il rigore decisivo a Catanzaro, il rigore che ci permise di vincere uno scudetto. Sapeva già di andarsene, stava per arrivare Platini. Ma lui non si tirò indietro. Un signore. In casa avevamo un televisore piccolo piccolo, naturalmente in bianco e nero. Ricordo quella puntata di 90° minuto. Zoff, Gentile, Cabrini, …. Quante volte l’ho sentita nominare in questo ordine… E poi finiva con Rossi, Platini, Boniek. Che spettacolo. Ho ancora una foto in casa che mi ritrae disteso sull’erba in un prato, nella stessa posa assunta da Platini nella finale della coppa Intercontinentale a Tokyo, con la mia maglia bianconera sulla quale (a pennarello) avevo aggiunto il numero 10. Davanti avevo scritto “Ariston” e avevo disegnato lo scudetto con le due stelle sul lato sinistro. Dove c’è il cuore. Perché uno scudetto come lo espongono adesso le squadre (al centro, all’altezza dello sterno) che scudetto è? Anche qui le cose sono cambiate nel corso degli anni. In peggio. Lo scudetto lo si mette prima di tutto sul cuore, perché è con quello che lo si vince. Se si guardano tutte le foto delle maglie delle squadre vincitrici della massima competizione nazionale o della Coppa Italia negli anni passati, i rispettivi simboli si trovavano (anche a coppie) sempre e solo sul lato sinistro. Boh… Sono cresciuto con le immagini di Zoff, con quella meravigliosa maglia grigia con i bordi neri, senza nomi o sponsor ovunque ci fosse uno spazio per scrivere qualcosa. Con Gentile che si “mangiava” le maglie degli avversari, Cabrini che scendeva come un treno su quella fascia sinistra. Con le magìe di Platini, che – quando sistemava il pallone per terra prima di calciare una punizione – sentiva già l’urlo di gioia provenire dagli spalti. Si sapeva che 9 volte su 10 sarebbe stato un goal. O direttamente o indirettamente. Da quelle parti passava Paolino Rossi… Poi c’era Boniek, il “bello di notte”. I giocatori del Liverpool se lo sognano ancora adesso dopo esserselo trovato di fronte nella finale di Supercoppa Europea a Torino. Mi ricordo come fosse ora quella partita. Lanci di 40 metri di Platini, palla che sembrava persa nel vuoto, poi arrivava Zibì… E poi c’era l’Avvocato, con l’orologio sul polsino. C’era Boniperti, il Presidente, che non reggeva più di un tempo la tensione della partita. E scappava all’intervallo, continuando ad ascoltare l’andamento dell’incontro alla radio, girando con la macchina per Torino. Il dopo Trapattoni, per noi juventini, è stato un calvario durato 8 lunghi anni, nei quali abbiamo assistito alla scesa in campo del “nano portatore di democrazia” (Grillo dixit), l’uomo di Arcore, che con i suoi metodi (e i suoi soldi) si è spinto oltre i limiti che avevano varcato i vari Agnelli, Dino Viola, Ferlaino, Ernesto Pellegrini, Moratti (padre). Tu mi piaci io ti prendo, tu mi piaci ma non mi servi… Ti prendo comunque, altrimenti vai da una mia diretta concorrente. Non avesse portato lui questo modo di agire lo avrebbe fatto qualcun altro anni dopo, ci saremmo arrivati comunque. Però, tant’è, ci ha pensato lui… Così abbiamo dovuto aspettare… Sino al ritorno di Umberto Agnelli e all’arrivo di Luciano Moggi, Roberto Bettega e Antonio Girando. La Triade. E poi Lippi. E la Juve “a tre punte”, nel primo campionato con i ”tre punti” a vittoria. Vialli, Ravanelli e Del Piero (e Baggio, ormai agli sgoccioli della sua militanza juventina). Una Juve non più-Baggio dipendente, dove il tifoso bianconero poteva smettere di pregare tanta salute alle ginocchia del Divin Codino, altrimenti erano guai… Quando girava lui si vinceva, altrimenti… ‘notte a tutti… Finalmente col bel Marcello una squadra vera, con tanto di due registi (Paulo Sousa e Deschamps) quando da anni non ne vedevamo manco l’ombra (ricordate Galia?). Scudetto, Coppa Italia, finale di coppa UEFA. E poi Lei, la Champions League… Una cavalcata trionfale… Con la finale di Roma… Avevo visto quella partita in Toscana, a casa dei nonni materni. Mio nonno era mancato da tre anni circa, con mia nonna Lina (che si era trasferita nel frattempo da una zia) avevamo deciso di riaprire la casa nella quale siamo cresciuti un po’ tutti in famiglia: da mia madre ai miei due cugini Paolo e Roberto, le persone che mi hanno trasmesso l’amore per la Juve. Abbiamo passato l’intera settimana solo io e lei, come quando ero piccolo. E abbiamo visto insieme la finale… Meravigliosa… Ai calci di rigore se n’era andata in cucina, non riusciva a reggere la tensione. Dopo l’ultimo penalty di Jugovic mi ha sentito urlare, è entrata in camera e mi ha trovato impazzito a saltare sul letto che lanciavo i cuscini a destra e a manca. Non sapeva come farmi calmare. Io ci provavo, ma poi vedevo Di Livio saltare come un bambino e riprendevo… Poi di corsa in macchina con gli amici a fare i caroselli… Non so se è frequente, ma comunque me ne frego… Dedico la creazione di questo blog a lei, che ora non c’è più. Era bello, quando tornavo in macchina dal Delle Alpi, telefonare a casa dicendo che stavo bene e sentire mia madre che mi diceva che la Nonna aveva chiamato per chiedere come era andata. La vita è fatta di piccole cose, quando non le hai più ne senti la mancanza. Sono stato abbonato per quattro anni al Delle Alpi, caso vuole in tutti e quattro la Juve ha poi vinto lo scudetto. Prima avevo visto molte altre partite allo stadio, utilizzando l’abbonamento di conoscenti che non andavano in questa o quella partita. Poi mi ero deciso. Convinto dal mio amico Giovanni mi ero buttato nell’avventura, confidando di avere poi – negli anni – una prelazione nel prenotarmi un posto nel nuovo impianto che verrà, con la capienza ridotta rispetto al Delle Alpi. Ricordo ancora adesso una partita vista a Torino con lo stesso Giovanni contro il Manchester in Champions League: eravamo ancora nel girone all’italiana, loro erano già qualificati alle eliminazioni dirette, noi no. Avremmo dovuto vincere e sperare in un pareggio del Rosenborg in Grecia. Ci eravamo seduti nella curva nord, in mezzo ai pinguini e agli orsi bianchi (che freddo…), solito rito con pulitina agli occhiali in contemporanea con Lippi e accensione del sigaro quando vedevamo (a fatica, al Delle Alpi avevi bisogno del cannocchiale…) lo stava facendo lui. Ma non serviva, non si riusciva a vincere e dalla Grecia nessuna buona notizia. Poi il goal di Inzaghi… E la panchina che due minuti dopo schizzava in campo dalla gioia: goal di Djorgevic!!! Qualificati… Siamo rimasti soltanto noi due in curva a fine gara, i poliziotti cortesemente ci avevano chiesto di andarcene a casa, stavano per far uscire i tifosi inglesi… I dolori intestinali provati il mattino successivo potevano dare l’idea di quanto avevamo fumato la sera prima…Ma qui passerei oltre… Il primo anno di abbonamento era stato quello terminato con il 5 maggio, il compleanno di noi tifosi juventini. Annata iniziata male, finita come vorrei finissero tutte. Avevo seguito la Juve anche in trasferta. Memorabile quella di Piacenza: partita orribile, una cosa paurosa. Posto d’emergenza trovato sotto una rampa di scale, ogni persona che saliva o scendeva erano sassolini che ti arrivavano sulla testa. Ricordo avevamo fatto anche le “prove di esultanza”: vedevamo la partita, ma – in caso di goal – non saremmo riusciti ad uscire dallo spazio angusto nel quale ci trovavamo. Pazienza, tanto non ce ne sarebbe stato bisogno. A 3 minuti dalla fine ce ne stavamo per andare incavolati neri, quando – con la coda dell’occhio - ho visto la palla che stava per arrivare a Nedved. Ho chiamato gli altri, gli ho chiesto di aspettare. Guardiamo… bomba di sinistro… incrocio dei pali… Usciamo di corsa dallo stadio impazziti di gioia, volevamo evitare anche il caos del dopo-partita di Piacenza (non so se siete mai stai in quello stadio, ve lo consiglio… ) quando sentiamo un boato pazzesco… Ci siamo persi il secondo goal della Juve, amen. No, non era il secondo goal della Juve… era il pareggio del Chievo contro l’Inter… A Udine non ero riuscito ad andare, in quella domenica meravigliosa ero alle Maldive con un’amica. Villaggio diviso in tre: juventini, interisti e romanisti. Iniziano le partite, collegamento col satellite a “Quelli che il calcio”. Un tifone fa saltare il collegamento. La fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo. Via di corsa nella hall, collegamento in internet (senza ADSL…) e si seguono da lì le partite. Goals della Juve (2, a Udine) ma goal anche dell’Inter a Roma contro la Lazio. Poi, d’improvviso, la Lazio pareggia. L’Inter segna di nuovo, mi stavo per alzare da una poltrona mentre arriva la notizia del nuovo pareggio della Lazio. Ho iniziato a crederci. Ero a metà tra l’essere in piedi e rimanere seduto quando mi avevano informato di questo goal. C’è chi ci crede e chi no… però ho detto… non sia mai che se rimango così… 70 minuti (compreso l’intervallo) in quella posizione ultra-scomoda, una sofferenza impressionante, avevo quasi i crampi. Ma poi la gioia… Subito dopo la fine delle partite (a causa del fuso orario) era ora di cena. Non stavo più nella pelle, sono finito (è stato veramente un caso) in un tavolo con un’interista. A volte certi presidenti dovrebbero imparare la signorilità da alcuni tifosi: lui capiva cosa stavo provando. Soffriva da morire, ma mi chiedeva di non trattenermi e di esultare. Lui – al posto mio – lo avrebbe fatto. Non ce la facevo più, mi sono alzato, l’ho ringraziato per le belle parole, ho rinunciato alla cena e sono corso in camera. Ho chiuso la porta e ho iniziato a urlare come un pazzo. Poi ho chiamato a casa mia (quanto costavano le telefonate…): mi avevano cercato in tanti, tutti per lo stesso motivo… Ma non era finita qui. Prima di partire avevo espresso un sogno: fosse finita come speravo avrei fatto esattamente quello che Leonardo Pieraccioni aveva fatto durante il suo film “Fuochi d’artificio”… Avrei ballato su una delle passerelle sul mare tipiche delle isolette delle Maldive con in mano un bicchiere di latte. Al latte avevo rinunciato: il barista maldiviano era simpaticissimo, ma non capiva una fava. Alla fine sono corso comunque sulla passerella e ho iniziato a ballare da solo… Quanto ho goduto… Nella vita certe emozioni un tifoso non le prova spesso. Quando capita è giusto che le viva con la giusta intensità. Il secondo anno di abbonamento è stato comunque esaltante, anche se meno palpitante: eravamo veramente i più forti e – in contemporanea – le avversarie si facevano del male da sole. Poi c’è stato un anno di vuoto, causa motivi personali ho rinunciato all’abbonamento. E la Juve non ha vinto lo scudetto. Ho ripreso l’anno successivo, il primo dell’era Capello. Era una squadra molto forte: rinforzata poi con Cannavaro, Emerson, Ibrahimovic. Uno per ruolo, tre fenomeni. Ho sempre avuto una predilezione per Emerson: ho visto pochi giocatori dal vivo incisivi come lui. Ho visto 10 partite in casa su 18. Più le trasferte. Scudetto numero 28. E l’anno successivo di nuovo abbonato, a divertirmi nel vedere lo squadrone smembrato dopo Calciopoli. 29 scudetti. Ancora uno e avremmo realizzato il sogno dell’Avvocato.
Alle prime due domande iniziali (“Perché tifi questa squadra?”, “Cosa rappresenta la Juventus per te?”) penso di aver risposto. Ora mi rimangono le altre due domande: hai molti episodi della tua vita che colleghi a qualche evento che riguarda la tua squadra del cuore? Cosa provi quando vince o quando perde?
Ho “tutti” i momenti della mia vita collegati alle partire della Juventus. C’è chi si ricorda di una situazione piuttosto che un’altra collegandole tramite una canzone, un libro, una poesia, un film. Io no, io le collego ad eventi che riguardano la Juventus. Sono quasi comico quando riesco a ricordare (la memoria di elefante però non mi manca…) un periodo a seconda delle vittorie o delle sconfitte. I problemi, quando ero piccolino, rimanevano legati all’estate… Non si giocava… Fino a quando (e qui siamo al limite della follìa, me ne rendo conto…) abbiamo iniziato a giocare il trofeo Luigi Berlusconi col Milan. Da lì in avanti abbiamo sistemato anche quel periodo… La delusione più cocente da tifoso resta legata alla finale di Bruxelles: non si deve morire per una partita di pallone. E l’argomento, purtroppo, passati molti anni resta ancora fortemente di attualità. Mi diverto a sfottere i tifosi delle altre squadre, accetto lo facciano anche con me e la mia Juve, ma tutto deve finire lì. Il calcio è – e deve essere – bello anche così. In Italia bisogna iniziare ad imparare che la sportività è una cultura che va compresa prima e difesa poi. Non è un sintomo di debolezza. Detesto l’Inter, il Milan, la Fiorentina, …. Diciamo che detesto tutte le squadre che non sono la Juventus. Ma prima che tifoso sono uno sportivo. E nel mio blog questa è la cultura che ci sarà. Tutti i commenti contrari a questo stile che ho cercherò di dargli (ho attivato apposta il moderatore) verranno rimossi immediatamente. Ci saranno spesso critiche verso tutto e tutti, ma anche complimenti a giocatori e/o squadre a me non vicini. La Juventus è una grande società perché in passato ha vinto competizioni importanti contro grandi avversari, in Italia e all’estero. Non esiste una grande Juve se non esistono grandi avversari. E quando sono gli altri a vincere, bisogna fargli i complimenti. Se ci sono o saranno combìne, saranno altri organi di giustizia nel tempo a scoprirlo. Per il momento: complimenti. Così dico e così sarà. Non so quanto durerà questa mia esperienza: confesso che mi sto divertendo moltissimo, ma anche che ho poco tempo da dedicargli. Però mi piace, cercherò di continuare il più possibile.
Rimane un ultimo argomento: Calciopoli. L’ho lasciato volutamente in fondo a questo mio post di presentazione, perché è l’argomento per me più doloroso, perché non avevo voglia di parlarne ma sapevo che tanto prima o poi l’avrei dovuto fare… Ho comprato un giornale una mattina, leggo di intercettazioni, non capisco. Vado al lavoro in treno, lo riprendo in mano e mi inizio a rendere conto di cosa sta per accadere: il finimondo. Ho pensato seriamente di mollare tutto: più di una volta mi sono confessato con Giovanni e Michele su questo argomento. Mi chiedevo: e ora? Senza Juve? Sembra una cavolata, ma non lo è… Tutte le persone che mi facevano i soliti discorsi moralistici sull’importanza delle cose nella vita poi le ho viste stare in 10 su un’Ape a festeggiare la vittoria dell’Italia ai mondiali… Andavo a correre (un’altra mia passione) e mi chiedevo: perché? Ormai mi stavo rassegnando… Talmente forte era la passione, tanto forte è stato il tonfo. Non compravo in giornali, quando si parlava di calcio alla televisione cambiavo canale. Poi però non ce l’ho più fatta: si giocavano i mondiali in Germania, Buffon aveva deciso di rimanere, Del Piero anche, Nedved pure. Trezeguet e Camoranesi sono stati costretti a farlo. Anch’io sono rimasto: come potevo non farlo. “Solo chi soffre impara ad amare e noi soffriamo ti amiamo e con te torneremo grandi”. Questo è lo striscione coniato dai tifosi genoani per la loro squadra e usato come slogan da una vita. Impari tutto da tutti. Anche a soffrire (ricordo comunque che stiamo parlando di sport, le vere sofferenze sono altre). Abituati a vincere e ad arrabbiarci quando arrivavamo secondi, abbiamo dovuto scontrarci con una realtà per noi nuova. Siamo passati dall’avere una delle squadre più forti mai viste ad andare in serie B. Andavano via uno ad uno. Ma quelli che sono rimasti (anche chi all’inizio con controvoglia, ora lo sta facendo con passione) sono e saranno per me sempre i miei eroi. Ho comprato casa, il costo dell’abbonamento non è proibitivo, ma le centinaia di chilometri per raggiungere lo stadio sì. Il mutuo si sente, ma comprare casa è stata una delle scelte migliori della mia vita. Ho dovuto rinunciare. Andrò in qualche occasione, con gli stessi amici con i quali sono andato in passato, sfruttando di volta in volta gli abbonamenti disponibili. Ancora non sono stato al Comunale, andrò – penso – tra non molto. Al Delle Alpi ho paura di tornare. Lo cambieranno, lo ricostruiranno più bello di prima (speriamo si vedranno anche le partite..). Ma so già che la prima volta per me sarà dura. Nel frattempo, dalla prima partita di serie B col Rimini, digitale terreste e vài. Se possibile Calciopoli nel tempo mi ha reso più tifoso di prima. Credo nella rinascita, anche prima di quanto si pensi a livello mediatico. Credo arriveranno presto molte soddisfazioni. Ho ancora qualche cuscino da lanciare a destra e manca impazzito dalla gioia. Ho ancora qualche “balletto” da fare…

Siamo tornati…
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Ps: volevo ringraziare i miei primi tre amici “virtuali”, conosciuti tramite mail. Li citerò in ordine cronologico di “corrispondenza”. Il primo è Massim. di “Juventus Blogger’s Corner”. Non appena gli ho scritto una mail, avvisandolo di aver inserito l’antipxl nel blog (il pulsante con scritto “blog Juventino”, per intenderci) mi ha subito inserito nell’elenco dei links. Così come ha fatto “corsivo79” ("Nostra Signora del Cuore), al quale mando un caloroso saluto e prometto che – oltre a visitare il suo blog - lascerò ogni tanto anche qualche commento. Un saluto affettuoso anche a Stefano Discreti, “Il tackle di Montero”. La voglia di creare il blog mi è venuta a furia di leggere il suo… Un esempio. Nel corso del tempo probabilmente aggiungerò a questi anche altri “amici”. Ma, come è normale che sia, loro tre per me saranno sempre i primi. Quando ancora questo blog era in uno stato embrionale, subito mi hanno accolto tra loro. Uno juventino tra gli juventini. Ciao a tutti.

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